Chiese bergamasche che contengono cose strane. L’idea di questo articolo me l’ha data Giovy Malfiori che nel suo blog emotiorit.it ha scritto un bellissimo articolo dedicato proprio alle chiese che contengono cose strane e insolite. Vi invito a leggerlo perché merita davvero. Ed è proprio mentre leggevo di angeli caduti, spade nella roccia, demoni e polene che si trovano in alcune chiese sparse in giro per il mondo che mi sono chiesta se anche nella Bergamasca ci fossero cose strane o insolite nelle chiese e la risposta è stata immediatamente “Ovvio che sì”.
Bergamo è da sempre piena di curiosità e misteri e anche le chiese bergamasche non sono da meno. Ho raccolto una piccola lista di chiese dove potete trovare costole di drago, ossa di mammut, coccodrilli imbalsamati, ghigliottine e cavalieri misteriosi. Ma anche reliquie che ogni tanto si “risvegliano” e germogliano…
Se volete saperne di più vi basta leggere questo articolo. Fatemi sapere nei commenti se ne conoscete altre di chiese bergamasche che contengono cose strane: le aggiungerò.
Ecco quello che troverete in questo articolo
#1 Chiese bergamasche che contengono cose strane: un osso di drago (o di balena)
Ci sono reliquie e reliquie, questo ormai indubbio. Ad Almenno San Salvatore si trova la bellissima chiesa di San Giorgio in Lemine, piena di pregevoli affreschi. Ma quello che colpisce tutti i visitatori, me compresa, quando entrano non è l’architettura o le sue opere d’arte, bensì la presenza di una particolare ed antichissima reliquia, posizionata alla vista dei fedeli: la costola di un drago.
La figura di San Giorgio era molto diffusa: secondo la tradizione, il Santo sconfisse un drago – simbolo del maligno – per proteggere la principessa. Le sue gesta sono raccontate anche negli affreschi all’interno della chiesa di Almenno San Salvatore. E quella grossa costola appesa sopra l’altare della chiesa di San Giorgio, secondo la leggenda apparterrebbe proprio al drago sconfitto dal Santo.
Pare infatti che un enorme drago vivesse proprio in quelle zone, tanto da avere la propria tana vicino al fiume Brembo. La creatura si divertiva a terrorizzare i contadini che abitavano quelle zone, facendo strage di tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Ma un giorno, un prode cavaliere, San Giorgio, sconfisse il drago riportando pace e serenità in quelle terre. Per celebrare l’impresa, una costola della bestia alata venne conservata ed esposta nella chiesa, per essere mostrata a tutti i fedeli come segno di ringraziamento.
Se volete saperne di più, leggete: Scopri tutte le curiosità sulla Chiesa di San Giorgio in Lemine e sulla costola di drago che… non è di drago!
La verità sulla costola di drago di Almenno San Salvatore
In realtà, l’osso non è di drago, bensì di balena: secondo gli studi condotti sulla reliquia, pare che abbia ben 5 milioni di anni. Un tempo, infatti, la maggior parte dell’Italia era completamente sommersa da un caldo mare tropicale, in cui nuotavano squali, delfini, pesci di ogni tipo e – appunto – balene. Un altro osso simile si trova a pochi chilometri di distanza, nel Santuario di Sombreno a Paladina (BG): un’ulteriore prova che la zona fosse abitata, milioni di anni fa, da questi enormi cetacei? Lo scoprirete leggendo il punto successivo.
#2 Chiese bergamasche che contengono cose strane: un osso di drago o di mammuth (o di balena)
Un altro osso appeso sopra l’altare lo troviamo come già anticipato nella chiesa di Sombreno, sempre in provincia di Bergamo. Per secoli si pensò che fosse l’osso di un drago (un altro!) che viveva nei dintorni e che funestava la vita degli abitanti. Anche questo drago fu sconfitto da un prode cavaliere e venne appeso in chiesa per ricordare la liberazione dalla bestia.
Ma quando le leggende cominciarono a diventare oggetto di studio, le prime ipotesi che si fecero furono che quell’osso invece di essere di drago, appartenesse ad un mammuth (o mammut). L’ipotesi aprì molte domande alle quali si cercava di dare una risposta: come mai era arrivato lì? Un esame più accurato, quello al Carbonio 14, datò quel reperto in modo più certo e si determinò finalmente che l’osso fosse quello del costato di una piccola balena, vissuta tra XV e il XVI secolo.
Il mistero dell’osso (di balena) che non si risolve mai completamente
Ma il mistero invece di risolversi si infittì: come è arrivato un osso di balena nel cuore della Lombardia nel XV secolo dove è evidentemente impossibile solcare i mari? E soprattutto perché un osso di balena si trova nel santuario di Sombreno a pochi chilometri dall’osso di balena di Almenno San Salvatore?
Nessuna relazione tra le due chiese, se non il bisogno e la voglia di avere una reliquia eccezionale da mostrare ai propri fedeli è la prima risposta. Ma per quanto riguarda l’osso di Sombreno, l’attenzione degli studiosi, e in particolare del giornalista Maurizio Scalvini, si è concentrata sulle lettere AM incise sull’osso insieme a una croce. Di chi erano e cosa significavano?
Le iniziali erano quelle di Antonio Moroni da Breno, il cui affresco per ex voto dedicato alla Madonna è esposto proprio al santuario. L’affresco era datato 1580. Grazie alla persona per cui il voto è stato offerto si risale a una famiglia bergamasca di commercianti che aveva una propria flottiglia di navi ancorata nel porto di Venezia. A questo punto l’osso potrebbe essere la prova che uno dei Moroni si sia salvato dall’attacco di una balena durante un viaggio per mare. Ed ecco perché fu offerta la prova della grazia ricevuta alla venerazione di tutta la comunità d’origine.
#3 Chiese bergamasche che contengono cose strane: un coccodrillo imbalsamato
I due punti precedenti narrano di santi, leggende e antichi cetacei, ma a Ponte Nossa (Bg) nella chiesa di Santa Maria si trova un animale imbalsamato che davvero vi farà perdere il sonno per la curiosità di saperne di più: un coccodrillo. L’animale si trova sul fondo della navata destra a lato dell’ingresso nel santuario Madonna delle Lacrime, che ricorda la miracolosa lacrimazione del 2 giugno 1511.
La “lucertola marina” e la sua originale collocazione sono stati al centro di numerosi studi, spesso controversi, nei quali si incrociavano fantasia, leggenda e realtà documentali. Una delle ricostruzioni legate alla presenza dell’animale vuole che nel 1518 Bonelli de’ Ferrari, mercante di Premolo, avesse ucciso (o forse semplicemente acquistato) l’alligatore a Rimini, portandolo “per grazia ricevuta” al cospetto della Vergine, che gli diede la forza per colpire l’animale alla gola uccidendolo.
Una seconda ricostruzione, racconta di un antico lago dove a Nossa viveva “un gran lucertolone”, che un giorno stava per inghiottire una madre con un bimbo. La donna in preda alla disperazione implorò la protezione della Madonna: all’improvviso giunse un cacciatore che uccise l’animale, quindi lo imbalsamò e lo portò in chiesa.
Ma non basta. La cultura popolare annovera anche un racconto scherzoso, secondo il quale “un tempo un coccodrillo risaliva il fiume Serio, mangiando solamente vergini. Arrivato a Ponte Nossa morì di fame”.
Perché il coccodrillo si trova nella chiesa di Ponte Nossa
Più accreditate, invece, le ipotesi che datano la presenza certa del coccodrillo a Ponte Nossa già nel 1594. Secondo documenti rintracciati negli anni ’80, si trattava di una sorta di “dono” portato in chiesa dai sindaci della chiesa di S. Maria alla fine del ‘500, e successivamente rimosso.
Nel ‘700, ritrovato in soffitta durante lavori di restauro del Santuario e ritenuto legato a un qualche ex voto, il coccodrillo è stato definitivamente ricollocato sul fondo della navata e mantenendo un sostanziale mistero sull’effettiva origine e moltiplicando la curiosità di studiosi e visitatori.
Per saperne di più sugli animali fantastici che si trovano in provincia di Bergamo, leggete: Famolo strano (allo zoo) | Animali fantastici (e anche no) dove trovarli a Bergamo e provincia
#4 Chiese bergamasche che contengono cose strane: una ghigliottina

Ed eccoci ad un racconto che mescola macabro e devozione. Nei sotterranei del Santuario di Caravaggio (BG) è conservato un oggetto davvero misterioso. Si tratta di una rudimentale ghigliottina dell’anno 1500, strumento di morte davvero insolito per l’epoca poiché va ricordato che la prima vera ghigliottina entrò ufficialmente in azione nel 1792 durante la Rivoluzione Francese, su progetto del medico Jospeh Ignace Guillotin.
La ghigliottina di Caravaggio è dunque l’antenato di quella che poi passerà alla storia come la più crudele macchina d’esecuzione mai inventata. L’oggetto è custodito nel Santuario in seguito a un presunto prodigio avvenuto nel 1520. In quell’anno, secondo la leggenda, un brigante fu catturato e condannato alla decapitazione. Ma egli si pentì e il giorno dell’esecuzione la ghigliottina si inceppò. Ovviamente si gridò al miracolo e il rudimentale strumento di morte da allora è conservato nei sotterranei del Santuario.
Davanti alla ghigliottina è presente un altro oggetto misterioso: è l’antico chiavistello che chiudeva le porte del Santuario durante la notte, reciso in due di netto. Narra la leggenda che un uomo inseguito dai briganti si diresse al Santuario, ma lo trovò chiuso. Dopo aver invocato un aiuto divino il chiavistello si spezzò e l’uomo riuscì ad entrare e salvarsi.
#5 Chiese bergamasche che contengono cose strane: un cavaliere misterioso
Fuori dalla basilica di Santa Maria Maggiore, sotto il porticato della casa d’angolo fra via Arena e Piazza Rosate (dalla parte dei leoni stilofori bianchi, per intenderci) c’è il sarcofago di un cavaliere misterioso. Il sarcofago monumentale fu ritrovato nel 1950 sotto il pavimento della basilica, mentre si cercava la tomba di Bartolomeo Colleoni (poi ritrovata nel 1969, all’interno della sua cappella). Conteneva ossa umane lunghissime, quasi di gigante, di persona ignota, subito ribattezzata “Il cavaliere misterioso”. Vennero trovati anche un bastone di comando, una spada e un dado in avorio, usato dai condottieri per prevedere il futuro o sciogliere dubbi prima delle battaglie.
I resti del cavaliere sono stati riposti in un’urna di ebano protetta da una cassetta di zinco e riportati sotto la basilica. Sul sarcofago troviamo la scritta “Cap. B. Coll.”, abbreviazione del nome del capitano Bartolomeno Colleoni, ma non deve trarre in inganno: l’iscrizione fu voluta in tempi recenti dal Priore della basilica, nonostante le ricerche storiche e le analisi scientifiche evidenziassero come non si trattasse dei resti del Colleoni.
La foto che vedete qui è stata scattata dalle Nottole nel 2005 nella camera sotterranea lasciata all’interno della Basilica dopo la rimozione del sarcofago. Ricordatevene quando passeggerete all’interno della chiesa per ammirare tutte le stupende opere d’arte: sotto i vostri piedi è nascosto un Cavaliere misterioso.
#6 Chiese bergamasche che contengono cose strane: 160 angeli di tutte le forme e di tutte le dimensioni

A Bergamo, nella chiesa delle Suore Sacramentine ci sono 160 angeli. Sì, avete capito bene: 160! E sono tutti lì da spolverare.
Sono state le suore sacramentine, quelle che ogni giorno si dedicano alla manutenzione della chiesa a contarli. Hanno forme, funzioni e dimensioni diverse: ci sono candelabri a forma di angeli, piedistalli a forma di angelo, leggii con angeli, mosaici con angeli, statue di angeli, persino l’altare (nella foto) è sorretto da angeli.
La chiesa è bellissima e se volete sapere com’è, leggete: Contare gli angeli e gli ammoniti fossili ad uno ad uno nella chiesa delle Suore Sacramentine di Bergamo
#7 Chiese bergamasche che contengono cose strane: una Spina che (ogni tanto) il 25 marzo fiorisce

Una premessa è d’obbligo: non è mia intenzione offendere nessun fedele, né mettere in dubbio l’autenticità di quello che sto per raccontarvi, ma a San Giovanni Bianco si trova la Sacra Spina, una delle settanta spine della corona di Cristo e pare che nel 1931 sia fiorita e nel 2016 sia germogliata.
La Sacra Spina di San Giovanni Bianco fu donata nel 1495 alla parrocchia omonima da Vistallo Zignoni il quale, balestriere nell’esercito di Francesco Gonzaga, nella battaglia di Fornovo contro il re di Francia Carlo VIII si era impadronito di un reliquiario, dove la spina era custodita.
Difficile dire se sia una spina autentica o se sia una delle tante apparse nei secoli. Da un primo approssimativo censimento fatto dall’architetto francese Charles Rohault De Fleury intorno al 1870, se ne contavano circa duecento, mentre nell’ultimo censimento effettuato da Antonio Menna, con i dati pubblicati nel volume “La corona di spine e censimento delle sue reliquie” (Edizioni Segno, 2012), siamo arrivati a ben 2283, delle quali 995 presenti in Italia.
Se il 25 marzo è venerdì Santo, la Sacra Spina potrebbe fiorire
Quando il giorno dell’Annunciazione, 25 marzo, coincide con il venerdì Santo, e la chiesa ricorda e celebra nello stesso giorno l’inizio e la fine dell’esperienza terrena di Gesù, si verificano sulla Sacra Spina di San Giovanni Bianco fenomeni inspiegabili. Il 25 marzo 2016 sarebbero spuntate delle piccole gemme e la spina si sarebbe colorata di rosso vermiglio, come osservato dalla speciale commissione nominata dal vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi.
Fenomeni simili si sarebbero verificati anche in precedenza. Nel 1615 il vescovo Giovanni Emo fu testimone di una fioritura, come riportato dallo storico bergamasco Calvi nel 1660. Nel 1885 il vescovo Guindani notò un’analoga fioritura, fenomeno verbalizzato e sottoscritto da trentacinque testimoni. Nel 1921 si sarebbe aggiunta alla fioritura una modificazione cromatica della spina, divenuta color vermiglio. Nel 1932 la reliquia si sarebbe macchiata di color rosso sangue e sarebbero spuntate delle piccole gemme, come testimoniato dall’allora vescovo di Bergamo, Luigi Maria Marelli e, successivamente, anche dal futuro papa Giovanni XXIII.
#8 Chiese bergamasche che contengono cose strane: l’abito talare di Papa Woytila racchiuso in una teca
Nel santuario della Madonna d’Erbia a Casnigo (Bergamo, val Seriana) si conserva, racchiusa in una teca, una reliquia moderna che pochi si aspetterebbero di trovare in Valle: la veste bianca completa di mantellina che Giovanni Paolo II ha indossato fino agli ultimi giorni della sua vita.
Ma come è arrivata fino a qui, nel verde delle valli bergamasche, quella veste bianca talare? Bisogna tornare appunto alla fine degli anni Settanta, quando una coppia di bergamaschi originari di Casnigo, i coniugi Mario Franchina ed Emma Torri, si trasferiscono in Lazio, ad Aprilia, in provincia di Latina, per motivi di lavoro.
È l’estate del 1979 e Giovanni Paolo II passa per la prima volta tre mesi nella residenza di Castelgandolfo. I coniugi Franchina vengono a sapere per caso dall’amico vescovo di Albano monsignor Gaetano Bonicelli (anche lui bergamasco) che la frutta che viene servita alla tavola del Papa non è un granché nonostante nella zona ci fossero magnifici orti. Così Mario si presenta al Papa con frutta e verdura raccolta nel suo orto e in quello dei vicini e questo ne apprezzò molto il sapore. Un giorno i due si conoscono e diventano amici, un’amicizia che durò molti anni..
Mario Franchina continuerà a portare la frutta del suo orto al Papa finché fu in vita. E quando il Papa morì nel 2004 i coniugi Franchina ricevettero in dono, come ricordo tangibile di quell’amicizia, l’abito talare del Papa. Oggi quell’abito si trova in una teca del Santuario, donata dai coniugi Franchina alla comunità di Casnigo.
# 9 Chiese bergamasche che contengono cose strane: un affresco in cui si alternano macabri e antichi Egizi
San Marco è una piccola chiesa campestre, eretta sul ciglio del fiume Brembo, a Briolo di Ponte San Pietro. Sorge nel XIV secolo come piccola cappella immersa nei campi dove venivano sepolte le vittime delle grandi pestilenze. L’aspetto dimesso dell’esterno non consente di immaginare l’originalità della decorazione interna: le pareti affrescate presentano una striscia di fregi che corre in alto lungo tutto il perimetro interno, mostrando una singolare quanto misteriosa danza macabra. In questa danza macabra scheletri e serpenti sono intervallati da schiavi ed egizi, sotto l’occhio minaccioso delle civette. Avete capito bene: schiavi ed egizi.
Il bizzarro complesso decorativo fu realizzato nel 1923 da Aldo Lazzarini (Ponte S.Pietro, BG, 1 gennaio 1898 – Saint Petersbourg Florida USA, 14 febbraio 1989) e richiama l’antica tradizione delle danze macabre. Se desiderate saperne di più vi invito a leggere il libro di Emanuele Roncalli “Un’isola Insolita e Segreta – viaggio tra curiosità, luoghi enigmatici e intriganti del triangolo più misterioso della Bergamasca“.
Per saperne di più, leggete: Famolo strano (macabro): itinerario tra gli scheletri dipinti che si trovano a Bergamo e in provincia
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Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita.
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Note: le foto sono in parte mie e in parte recuperate in rete. I crediti sono segnalati.
Ciao Raffi, grazie mille per la citazione e anche per questo post.
Ci sono un paio di chiese delle tue zone in cui mi piacerebbe proprio fare un giro.