Fare un girotondo intorno all’Arlecchino più alto del mondo a Villa d’Almè stando comodamente seduti

Se vi dicono che un giorno potete fare un girotondo intorno alla statua di Arlecchino più alta del mondo comodamente seduti credeteci. E lo sapete perchè? Perchè potete farlo stando nell’abitacolo della vostra  auto, senza scendere dalla vettura, semplicemente guidando sulla rotatoria su cui è installata, a pochi minuti da Bergamo. O leggendo questo post.

img_0983-2La statua di Arlecchino si trova infatti a Villa d’Almè, su una grande rotatoria, all’imbocco della strada per la Val Brembana.  La potete vedere arrivando da lontano. Spicca al centro e vi aspetta quasi ad accogliervi con un sorriso divertito e in mano il suo inseparabile «batocio».

Arlecchino quadrataE’ stata realizzata in marmo bianco di Carrara e marmo arabescato orobico di Camerata Cornello dallo scultore milanese Nicola Gagliardi. E’ alta oltre 3 metri e 40 centimetri e pesa 18 tonnellate. Poggia su un basamento in marmo alto un metro e 60 con la scritta “Valle Brembana, terra di Arlecchino” che nelle ore serali e notturne ha un’illuminazione incantevole.

La scultura è stata posizionata nel 2015 (l’anno di Expo), a pochi giorni dal Carnevale (il 14 febbraio)E’ stata realizzata con il sostegno della Comunità montana Valle Brembana e da sedici comuni della zona, sponsor privati e dalla ditta Sonzogni stessa che ha realizzato l’opera. 

Ma chi era Arlecchino? Perché la sua statua si trova proprio qui, su questa rotatoria? Dove viveva? Cosa faceva per vivere?  Perché indossava quello stravagante vestito multicolore?

Questo personaggio della tradizione carnecialesca ha un forte legame con la Val Brembana. E lo scopriamo ad alcuni chilometri da dove si trova questa statua, a Oneta per la precisione, un piccolo ed affascinante borgo medievale costituito di case di pietra, attraversato dall’antica Via Mercatorum e poggiato sulle alture di San Giovanni Bianco, ai piedi del Monte Cancervo e a due passi da Cornello dei Tasso di cui vi ho già raccontato.

casa-arlecchinoA Oneta, infatti, si trova uno splendido edificio del Quattrocento conosciuto come Casa di Arlecchino, della nobile famiglia Grataroli, che in quegli anni vantava possedimenti non solo a Oneta ma anche ricchezze a Venezia. A quel tempo i nobili, così come i Grataroli, erano soliti circondarsi di servitori pronti a svolgere qualsiasi tipo di mansione pur di scappare dai massacranti lavori nei campi e dalla miseria che imperversava nel territorio orobico nel cinquecento. Arlecchino era dunque un povero servo affamato, ingenuo e rozzo, vestito di ciò che capitava, dalla tipica parlata bergamasca, alter ego – anche sulla scena teatrale – degli zanni (furbi servitori nel gergo dialettale veneto).

L’iconografia che nel 400 lo mostrava Arlecchino come un uomo burbero e poco elegante si trasformò invece nel Cinquecento. Servi spiccatamente abili nell’arte comica, nella seconda metà del secolo contribuirono alla positiva e grandiosa evoluzione della figura di Arlecchino. Tra loro citiamo il famoso Alberto Ganassa, originario di Oneta, che interpretava burlescamente il ruolo che ricopriva nella vita di tutti i giorni, elevando la maschera bergamasca allo status di apprezzato comico intrattenitore e saltimbanco. Mutò quindi l’aspetto estetico del personaggio, il costume divenne un’esplosione di colori, fatto di losanghe variopinte disposte ordinatamente che creavano un perfetto accostamento con la maschera scura dal naso aquilino, il buffo copricapo bianco e il piccolo manganello di legno appeso alla cintura, il batocio.

Arlecchino-stazione

Quello che vediamo appunto in questa statua e in tutte le rappresentazioni di Arlecchino in giro per la nostra bella provincia.

A proposito, lo sapete che ce n’è una anche a Bergamo nella zona della Stazione? Se vi capita di passare, fotografatela. Non è molto in vista, ma quando la trovate, si presta davvero a un sacco di bei selfie.

Note: 
Il giro in auto l’ho fatto veramente un pomeriggio mentre mi recavo in Val Brembana. Non ho saputo resistere e ho girato intorno almeno tre volte. La foto di copertina è mia, e per non mettere in pericolo nessuno l’ho scattata da un marciapiedi dopo aver parcheggiato. Le altre due foto le ho recuperate in rete. Chiunque se ne riconoscesse come autore e non gradisse la pubblicazione è pregato di segnalarlo che sarà mia cura eliminarla immediatamente.
Le informazioni sulla statua e la figura di Arlecchino le ho recuperate in rete e rielaborate.

Ecco le indicazioni per arrivare a Oneta.  

26 comments

  1. Così giusto per la cronaca, c’è chi attribuisce le origini di arlecchino addirittura alla lontana cultura nordica. Era visto non come un villano senza un quattrino, ma come un essere sinistro e diabolico.

    1. Hai ragione, ne avevo letto anch’io. In effetti la cultura e la storia carnecialesca si intrecciano spesso con le tradizioni dei popoli che entrano in contatto tra loro.

  2. I bimbi di oggi non si vestono piu’ da arlecchino, noi degli anni ’80 gia’ lo usavamo solo da colorare all’asilo… eppure e’ un personaggio che mi e’ rimasto un po’ nel cuore di bambina.
    Bella la statua, non la conoscevo. 🙂

  3. Il mio personaggio di Carnevale preferito. Lo adoravo da bambina. Mi hai portata indietro nel tempo, alle scuole elementari quando coloravo questa maschera stupenda!

  4. Molto interessante! Senza sapere tutta la storia credo che resterei a bocca aperta di fronte a una statua così!

  5. Giuro che ora lo voglio vedere! Sono contenta che si ricordi la tradizione con questa statua… Le care, vecchie maschere stanno finendo nel dimenticatoio purtroppo

  6. Avevo visto questa foto sul tuo profilo Instagram e non vedevo l’ora di leggere la storia: sempre molto interessanti… Non sapevo nemmeno che Arlecchino fosse bergamasco…

  7. se quest’estate non parto vado a vedermela! La valle Brembana è un posto molto caro, mi piaceva andarci coi nonni per il pic nic della domenica e poi spingerci fino a San Pellegrino per bere l'”acqua buona che fa bene”.
    Questo blog mi fa sempre riaffiorare tanti ricordi!

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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