Scopri cosa c’è di vero nella sinistra leggenda del Ponte San Michele detto anche Ponte di Paderno

Cominciamo col dire che le leggende sono una gran cosa perché danno un fascino tutto particolare ai luoghi. E se queste leggende sono condite da un pizzico di noir e una spruzzata di mistero allora questi luoghi diventano davvero irresistibili. Il Ponte San Michele che tutti conosciamo anche come Ponte di Paderno, quello che mette in collegamento Calusco d’Adda con Paderno d’Adda, non è da meno: la leggenda sulla morte misteriosa del suo progettista è qualcosa che rende quest’opera ingegneristica ancora più affascinante. Una leggenda che ha dato il via a un mood misterioso e sinistro che da oltre 130 anni caratterizza questo ponte.

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Ma andiamo per gradi.

La storia del Ponte di San Michele

Considerato un capolavoro di archeologia industriale italiana, collega le due sponde del fiume Adda permettendo non solo il passaggio di auto e pedoni, ma anche il transito del treno. Il ponte San Michele (o, come ho già scritto, più familiarmente chiamato Ponte di Paderno dagli abitanti della zona) fu realizzato fra il 1887 e il 1889 per permettere il transito veloce delle merci provenienti da Milano in direzione Bergamo (e viceversa) attraversando una zona densamente popolata di industrie come quella fra Calusco e Ponte San Pietro.

E’ opera di un ingegnere svizzero, Jules Rothlisberger, direttore dell’ufficio tecnico della Società Nazionale Officine Savigliano che nel 1886 si propose per la costruzione del ponte grazie ai crediti ottenuti per via delle numerose commesse che avevano già avuto e la loro competenza in fatto di ponti.

L’incarico in realtà era già stato assegnato, ma con la proposta della SNOS si avviò una gara alla quale si presentarono in quattro studi molto noti. E a dispetto di ogni previsione il giovane ingegnere svizzero, che allora aveva poco più di 30 anni, riuscì a battere tutti grazie a un progetto definito spregiudicato. La proposta di Rothlisberger prevedeva infatti la realizzazione di un ponte su di un’unica campata che prima di allora era stato realizzato solo due volte: in Francia su disegno del noto architetto Gustave Eiffel e in Portogallo su disegno dell’ingegner Théophile Seyrig.

Il costo per realizzare l’opera, che aveva iniziato a far discutere ancora prima che iniziassero i lavori, si aggirò intorno al milione e ottocentocinquanta mila lire che rapportati al denaro di oggi si aggira intorno a 8 milioni e mezzo di euro. Tempo di realizzazione? Poco meno di due anni anche se da progetto si dice che avrebbero dovuto essere solo 18 mesi.

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Le caratteristiche tecniche del ponte

Il Ponte di San Michele ha una struttura ad arco a una campata, realizzata interamente con travi inchiodate con due i livelli di percorribilità, sopra le auto, sotto i treni. Nel livello inferiore si trova una ferrovia oggi elettrificata, la Milano Bergamo via Carnate, e su quello superiore si trova la strada Como Bergamo. La sede stradale è larga cinque metri ed è a corsia singola, con due passaggi pedonali sui lati.

Lungo 267 metri, il suo arco ha una freccia di 37,5 metri, e si eleva a 85 metri al di sopra del livello del fiume Adda. È costituito da 5.000 metri cubi di pietra di Moltrasio, 1.200 metri cubi di granito di Baveno, 2.515 tonnellate di ferro agglomerato e ben 100 mila chiodi. L’unica campata in ferro, di 150 m di diametro, sostiene, tramite 7 piloni in ferro, un’impalcatura a due livelli. La scelta di un ponte a singola campata a due archi parabolici simmetrici e affiancati, senza appoggi a terra, fu favorita sia dalla particolare forma della gola, stretta e profonda, sia dalla volontà di non intralciare la navigazione sul corso d’acqua. Gli archi si appoggiano a opere cementizie e murarie costruite a metà della parete della scarpata che discende al fiume. Il doppio arco da solo pesa oltre 1.320 tonnellate, mentre la travata principale raggiunge le 950 tonnellate e i piloni ammontano a 245 tonnellate.

La logistica giocò un ruolo cruciale per la sua realizzazione: ferro e ghisa vennero importati tramite una potente funicolare, mentre il trasporto del granito avvenne tramite chiatte, proprio lungo il fiume Adda. Il numero di operai che parteciparono alla costruzione dell’opera fu di 470 unità e l’efficace organizzazione permise di rimanere nei limiti di tolleranza dei tempi promessi.

Il Ponte ha subìto degli importanti interventi negli anni per metterlo in sicurezza e adeguarlo alle normative vigenti. Due anni fa è stato giudicato pericoloso ed è stato chiuso per lavori di consolidamento e messa in sicurezza. Sta per essere riaperto alla circolazione di treni (quella alle auto è stata aperta poche ore fa), ma molto dipenderà dai collaudi finali.

Perchè questo ponte è così importante

Dal punto di vista storico il ponte di Paderno, identico al Viaduc de Garabit realizzato quattro anni prima in Alvernia da Gustave Eiffel, è importante per essere stato tra i primi esempi di costruzione in cui venne applicata la teoria dell’ellisse di elasticità. E divenne un caso di studio insieme agli altri grandi ponti metallici eretti negli anni immediatamente precedenti o nello stesso periodo, come il già citato Viaduc de Garabit e il ponte Maria Pia di Porto (Portogallo).

Potrebbe diventare un nuovo Patrimonio Unesco della nostra provincia

All’epoca della sua costruzione, il ponte San Michele aveva pochi rivali. Pensate che era il ponte in ferro con l’arco più grande del mondo ed era il quinto in totale per ampiezza. Non a caso, dopo Crespi d’Adda e la Fortificazione di Bergamo, potrebbe divenire il terzo Patrimonio dell’Umanità della provincia bergamasca .

Nel 2017 è stata infatti avanzata la Nomina transnazionale dei grandi ponti ad arco del XIX secolo per la lista del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco tra cui il Ponte San Michele, quello di Gadabit e quello di Porto e molto probabilmente, con la riapertura definitiva che avverrà tra poche settimane (si spera) potrebbero tornare le condizioni per consentirgli di procedere con l’iter.

Ne ho già parlato tempo fa in questo post dedicato a tutti i patrimoni (materiali e immateriali) che abbiamo nella provincia di Bergamo. Se volete saperne di più leggete il post.

La leggenda del Ponte di San Michele

Il Ponte di San Michele ha una storia unica. Ma ha anche una leggenda e le leggende, si sa, se sono condite di un pizzico di noir e una spruzzata di mistero rendono i luoghi ancora più affascinanti. E qui gli ingredienti ci sono tutti.

Si narra infatti che l’ingegnere che progettò il ponte San Michele a Paderno d’Adda si suicidò il giorno prima del collaudo dell’opera gettandosi proprio dal ponte.

“Il progettista superò il muretto di protezione e con un balzo si lanciò nel vuoto. Un volo da 55 metri nelle acque dell’Adda, senza più riapparire.  Tutti si chiesero il motivo di questo insano gesto, ma l’uomo non lasciò nulla che lo potesse spiegare: né una lettera, né un biglietto. In casa sua trovarono solo dei libri e il progetto del ponte fatto a pezzi. Che avesse scoperto qualcosa sul progetto di tanto terribile da infliggersi addirittura la morte? O fu solo il tragico canto del cigno per cui dopo aver raggiunto la perfezione con la costruzione di un ponte tanto magnifico e perfetto non restava che morire?”

La notizia del suicidio passò di bocca in bocca e fece il giro del mondo arrivando fino ai nostri giorni.

Ma volete sapere una cosa? La verità è un’altra. Lo svizzero, il giovane trentenne, l’ingegnere, da quel ponte non cadde mai!  Morì, invece, di polmonite una ventina di anni dopo l’inaugurazione del ponte a diversi chilometri di distanza.

Ma allora come ha avuto origine questa leggenda arrivata fino ai giorni nostri che ha finito per attribuire una fama sinistra al ponte, teatro negli anni di numerosi suicidi, questa volta veri?

La verità sulla morte del progettista del ponte

Scoprire l’origine di una leggenda non è semplice, soprattutto a così tanti anni di distanza. Però non è nemmeno impossibile. Infatti, leggendo i giornali del tempo si è scoperto che qualcuno, caduto dal ponte, ci fu davvero e proprio a pochi giorni dall’inaugurazione, durante il collaudo più importante, quello per testare la tenuta del ponte al passaggio del treno.

Il ponte di Paderno fu inaugurato nel mese di maggio. Pioveva da diversi giorni e il giorno del collaudo era una di quelle classiche giornate col tempo da lupi. Pioveva che Dio la mandava (un acquazzone che oggi definiremmo bomba d’acqua), ma si decise comunque di non rimandare le procedure per testare la tenuta del treno e non compromettere la cerimonia che sarebbe stata di lì a poche ore alla presenza delle autorità. Durante il passaggio del treno che serviva come prova di carico per la tenuta dei piloni, uno degli operai che si trovava fra i tralicci scivolò e perse l’equilibrio. Cercò di aggrapparsi ad una fune che penzolava sopra di lui, ma la sua presa non fu abbastanza forte e cadde, finendo dritto nel fiume. Un tonfo sordo. I presenti guardarono verso l’acqua, raggelati dal dramma che si era appena consumato davanti ai loro occhi. Furono istanti di silenzio interminabili. Si aspettavano di vedere riemergere un cadavere ma, incredibilmente, l’uomo ricomparve muovendo un braccio  e chiedendo debolmente aiuto. Increduli lo recuperarono e lo riportarono a riva: nonostante le ammaccature era ancora vivo. Stordito, ma vivo.

L’episodio diede il via alle più fantastiche dicerie, alimentate dalle voci di popolo. Ma non solo. Il progetto ardito di Jules Rothlisberger aveva infastidito non poco i concorrenti che approfittarono dell’incidente, tutto sommato finito bene, per gettare una luce sinistra su quel ponte e sul suo progettista. La speranza era eliminare per sempre dalle gare d’appalto il “pericoloso” ingegnere elvetico.

E se è vero il detto “Tanta invidia, tanto onore”, possiamo affermare senza ombra di dubbio che, nonostante la leggenda, Jules Rothlisberger si era dimostrato un vero talento. La sua biografia lo dimostra. Laureatosi in ingegneria col massimo dei voti all’Eidgenössische Technische Hochschule Zürich nel 1872, Röthlisberger aveva collaborato in Svizzera con importanti società di progettazione e costruzione tra cui la bernese Gottlieb, per la quale progettò il Kirchenfeldbrücke, inaugurato nel settembre 1883 e che attraversa il fiume Aar collegando la collina di Kirchenfeld con il centro di Berna. Nel 1883 il Röthlisberger aprì uno studio di ingegneria a Milano e nel 1885 divenne ingegnere capo alla Società Nazionale Officine di Savigliano di Torino per la quale, oltre al Ponte di San Michele, progettò numerosi ponti in acciaio in Italia, Ungheria e Romania. Ebbe una carriera luminosa, fino alla sua morte avvenuta per malattia nel 1911 in Francia.

Ponte calusco

Alla leggenda seguirono nuovi misteri

Le polemiche sulla tenuta del ponte andarono avanti per un po’. Sui giornali dell’epoca si trovano interviste in cui il giovane ingegnere si lamenta della diffidenza degli italiani, soprattutto dei suoi colleghi ingegneri, che dubitavano della riuscita della sua impresa.

“Per non parlare di chi non aveva nessuna competenza o titolo. Da ogni pare si lanciavano in profezie di morti e sciagure incalcolabili per la possibile caduta del ponte. Tutte voci prive di fondatezza”.

A questa atmosfera si sommò poi, negli anni seguenti, un numero crescente di aspiranti suicidi che scelsero il ponte come luogo dove porre fine ai loro giorni. Un evento in particolare colpì l’immaginario collettivo e tenne banco sui giornali dell’epoca per diversi giorni. Fu la scomparsa della contessa Barni, una nobildonna di Bergamo, che nell’autunno del 1906 sparì improvvisamente da casa. Sul ponte di Paderno vennero trovati alcuni suoi indumenti e subito si pensò al suicidio. Per giorni gendarmi e guardie forestali cercarono il suo corpo nel fiume Adda, lungo gli argini o nei canneti, sperando di trovarlo per consegnarlo ai parenti che desideravano darle sepoltura. Due settimane dopo la contessa ricomparve a Merate, a casa della madre.

Non si era suicidata, ma ci era andata molto vicino e raccontò che solo la sua fede l’aveva trattenuta dal saltare oltre le protezioni. Qualcuno sussurrò (ecco altre leggende in arrivo) che non c’era stato nessun tentativo di suicidio, ma semplicemente una fuga d’amore andata male, ma tant’è. Il mistero che non fu un mistero si aggiunse quindi alla leggenda del suicidio del progettista e diventò una nuova storia da raccontare.

Leggende simili a questa in giro per l’Europa 

Non è la prima volta che sento raccontare leggende su progettisti che si suicidano il giorno dell’inaugurazione di una loro opera. E ogni volta scopro che non sono vere. L’ultima che ho ascoltato con le mie orecchie in ordine di tempo è quella del suicidio dell’architetto che progettò uno dei palazzi più belli e importanti della Grand Place a Bruxelles.

Si tratta del Palazzo del Municipio, un palazzo gotico secentesco molto bello. Si narra che l’architetto che lo progettò, durante la costruzione si era dovuto allontanare da Bruxelles per seguire altre committenze. Tornò in città solo il giorno dell’inaugurazione del palazzo. Ma quando arrivò in piazza, guardò il palazzo e sbiancò. Parlò col capomastro, salì sulla torre più alta del palazzo e senza proferire verbo si lanciò nel vuoto. Non poteva vivere con l’onta dell’errore. Se fissate bene il portone e la torre del municipio medioevale vi accorgerete di un’asimmetria incredibile. E la leggenda dice che questo fu proprio questo errore nella simmetria della facciata di un palazzo così importante che causò il suicidio dell’architetto.

E sì, anche questa è una leggenda. Una leggenda che fu tramandata di padre in figlio nella città belga, ma senza un fondo di verità. Infatti anche questo architetto morì diversi anni dopo l’inaugurazione del palazzo e dopo aver realizzato molte altre opere in giro per il Paese. E l’asimmetria si spiega con una consapevole revisione del progetto messa a punto durante la risistemazione della piazza.

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Perchè dunque tutte queste leggende?

Oggi le definiremmo fake news e forse tenteremmo di bloccarle sul nascere, ma 150 anni fa era praticamente impossibile. La diffusione della stampa era limitata alle classi alte e le notizie giravano più per passaparola che per altro. Quindi era molto facile lanciare letteralmente una notizia (o un gossip anche solo sussurrato all’orecchio) come si lancia un sasso nello stagno e aspettare che da semplice diceria dettata  dall’invidia si propagasse fino a diventare leggenda.

Le leggende urbane o leggende metropolitane sono quelle storie insolite e curiose raccontate dalla gente, che acquistano credibilità passando di bocca in bocca. Dimostrerebbero che l’uomo da sempre lavora con la fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, che gli fa inventare e raccontare fatti che, spacciati per veri e creduti tali, anche se privi degli elementi fantastici e meravigliosi presenti nelle leggende popolari, soddisfano il bisogno universale di storie e rafforzano l’appartenenza ad un certo ambiente.

Una curiosità: il gemello del Ponte di San Michele è il ponte di Cassandra Crossing

Gli appassionati del genere catastrofico si ricorderanno il film Cassandra Crossing. Fu girato nel 1971 e tra i protagonisti troviamo una Sofia Loren bellissima. Ma troviamo anche un ponte che ad un primo sguardo sembra proprio il Ponte San Michele: un treno sta passando e il ponte non regge e crolla portando morte e distruzione. Ma se guardate bene quel ponte non è quello di Calusco, ma il suo gemello. Anzi, il fratello maggiore visto che fu costruito da Eiffel in Francia due anni prima di quello bergamasco.

La scena del film ve la metto solo a titolo documentario, ma potete anche non guardarla. Anzi, non guardatela proprio! A me ha fatto venire letteralmente i brividi.

Note

Le foto sono di repertorio e tratte in parte dagli archivi delle Ferrovie o delle SNOS. Le informazioni sono il frutto della rielaborazione di notizie storiche da archivio e trovate in rete. 

20 comments

  1. Sono passata molte volte sopra a questo ponte, ma non ne conoscevo nè la leggenda, nè la verità riguardo alla sua inaugurazione.

  2. Le leggende mi affascinano sempre tanto soprattutto quando hanno un che di misterioso e un pizzico di verità. In questo caso manca proprio l’accuratezza dei fatti che comunque non ha calmato la sete di pettegolezzi della gente. Trovo sia ugualmente interessante conoscere queste storie legate ad un luogo!

  3. I ponti sono sempre forieri di miti e leggende, forse perché sfidano la forza di gravità e la natura, chissà! pensa a tutte le leggende intorno ai vari “Ponti del Diavolo” in tutta Europa…

    1. Hai ragione. Anche nella Bergamasca ogni Ponte ha la sua leggenda. Devo decidermi a scriverne di più.

  4. Un articolo curatissimo, quanto ci hai messo a raccogliere tutte queste informazioni? 🙂 La storia è proprio interessante, e in fondo le leggende donano fascino a dei luoghi che, altrimenti, potrebbero risultare quasi banali.

  5. Somiglia tantissimo al Ponte del Diavolo per altezza! Si trova in Valchiusella, in Piemonte! Certo, moolto meno spettacolare ma anche qui sono certa ci sia sotto qualche leggenda..per avere un nome così, d’altronde!

  6. Storia interessantissima. Conoscevo la leggenda del Ponte di San Michele e del suicidio del suo progettista, ma non sapevo che fosse semplicemente una leggenda. Grazie per la storia, mi informerò ulteriormente perché mi hai affascinato con questo racconto.

  7. La leggenda contribuisce ad avvolgere quest’opera con un alone misterioso. Credo che, in fondo, non importi se sia vera o no (tu sei stata comunque bravissima a raccogliere tutte le informazioni). Ormai, grazie alle parole, l’atto psicomagico è stato fatto. Poi, i luoghi accostati al nome di San Michele sono sempre particolari.

  8. Molto interessante questo post! Non avevo mai sentito parlare di questa leggenda (in realtà non conoscevo nemmeno questo ponte) e ho letto con piacere la diceria in netto contrasto con la storia vera. Anche a me piace molto scoprire queste curiosità relazionate con i luoghi che visito. Mi segno questo Ponte da scoprire la primavera prossima, visto che mi trasferirò in Lombardia 🙂

  9. Non conoscevo la leggenda di questo ponte e devo ammettere che la sua storia mi ha molto colpito! Chissà quanti altri monumenti nascondono racconti così interessanti alle spalle che ignoriamo…

  10. La scena di Cassandra Crossing mi mette i brividi ogni volta! E non sapevo che ci fosse un “fratello minore” del ponte più noto.
    Queste storie mi piacciono tantissimo: fatti realmente accaduti, credenze popolari e un po’ di mistero contribuiscono a dar vita a racconti ai quali è difficile non credere.

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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