Famolo strano | Patrimoni UNESCO a Bergamo e provincia: siti, bioparchi, patrimoni immateriali transnazionali e Città Creativa

La Lombardia è la regione più ricca di aree sotto tutela UNESCO, con 10 tra siti preistorici, religiosi, industriali, architettonici. Ma la sorpresa è che Bergamo e la sua provincia hanno ben due siti Unesco (Crespi e le Mura Venete di Bergamo città fortificata), una Riserva della Biosfera (Valle Camonica Alto Sebino) e ben 4 patrimoni immateriali dell’Umanità: la dieta mediterranea, la falconeria e (ultimi in ordine di tempo) l’arte dei muretti a secco e l’arte della cerca e cavatura del tartufo (post aggiornato l’8 gennaio 2021). Ma non solo. Bergamo è diventata Città Creativa per la Gastronomia grazie alla Cheese Valley e ai suoi 9 formaggi DOP e ai 30 presidi slow food.

A questi si aggiungono le candidature ufficializzate e quelle non ancora presentate: il Ponte San Michele (presentato il 16 dicembre 2021) e il Liberty di Sarnico.

Ma vediamo insieme di cosa si tratta in questo itinerario ideale nei patrimoni UNESCO bergamaschi.

I siti UNESCO sul territorio bergamasco

Il criterio di base per la scelta dei luoghi è l’unicità, cioè la capacità di quel bene di costituire un ‘unicum’ nel suo genere; deve poi avere una capacità di attrazione, culturale soprattutto, di tipo internazionale.

Quali sono i luoghi da conoscere assolutamente nella bergamasca e di cui andare orgogliosi? Al momento ne abbiamo due (ma tra qualche anno, se tutto va bene, potrebbero crescere in numero). Sono il Villaggio Operaio di Crespi d’Adda e le Mura Venete di Bergamo.

Crespi d’Adda (1995)

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Crespi d’Adda ha ottenuto il riconoscimento UNESCO in quanto “Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa“.

Il Villaggio Crespi d’Adda è una vera e propria cittadina completa costruita dal nulla dal padrone del cotonificio Crespi per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari.

In questo piccolo mondo perfetto il padrone “regnava” dal suo castello e provvedeva come un padre a tutti i bisogni dei dipendenti: dentro e fuori la fabbrica e “dalla culla alla tomba”, anticipando le tutele dello Stato stesso. Nel Villaggio potevano abitare solo coloro che lavoravano nell’opificio, e la vita di tutti i singoli e della comunità intera “ruotava attorno alla fabbrica stessa”, ai suoi ritmi e alle sue esigenze.

Le Mura Venete e Bergamo Città Fortificata (2017)

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foto @followbergamo

Entrate a far parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel 2017  le Mura Veneziane di Bergamo sono le imponenti opere murarie e bastioni che cingono Città Alta dal lontano XVI secolo, quando Bergamo era territorio della Repubblica di Venezia. Le mura si estendono per più di 6 km, con un’altezza che in alcuni punti raggiunge addirittura i 50 metri.

A Città Alta si accede da una delle 4 porte monumentali (la quinta è nascosta e serviva in caso di attacco per l’esercito). L’ingresso più suggestivo è quello a sud, “Porta San Giacomo”. Dalla “Porta San Lorenzo”, posta a nord, passò invece Garibaldi, quando nel 1859 annesse Bergamo al Regno di Sardegna. Città Bassa e Città Alta sono collegate  da una Funicolare che parte da Viale Vittorio Emanuele, ai piedi delle Mura, “taglia” le Mura e arriva all’inizio della “corsarola”, l’antica arteria che taglia Bergamo Alta fino a Colle Aperto.

Leggi anche: Le Mura Venete e Bergamo Città Fortificata, dal 2017 sono diventate Patrimonio Unesco

Valle Camonica-Alto Sebino riserva UNESCO (e ci sono 4 Comuni bergamaschi) – 2018

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Il Consiglio Internazionale di coordinamento del Programma UNESCO MaB (UNESCO Man and Biosphere Programme) nel 2018 ha approvato la nascita della Riserva “Valle Camonica-Alto Sebino” con 45 Comuni e 130.000 ettari. I confini dell’area MAB Valle Camonica-Alto Sebino comprendono 40 comuni della Comunità Montana di Valle Camonica, oltre a 5 comuni che connettono la Valle al lago d’Iseo: tra questi anche i bergamaschi Rogno, Costa Volpino, Lovere e Castro.

Il riconoscimento da parte dell’Unesco, insieme ad altre due aree italiane, Ticino Val Grande Verbano (Lombardia e Piemonte) e Monte Peglia (Umbria).

Avere una Riserva della Biosfera UNESCO MaB che tocca in parte la provincia di Bergamo significa  essere chiamati ad adottare politiche sempre più votate allo sviluppo armonico. Il riconoscimento UNESCO per la Riserva della Biosfera MaB è un importante traguardo per la salvaguardia e la conservazione della biodiversità dei territori e si pone come obiettivo quello di trovare il giusto equilibrio tra l’attività antropica e la conservazione della natura e del territorio e la promozione dello sviluppo sostenibile.

I patrimoni immateriali dell’UNESCO

I patrimoni orali e immateriali dell’umanità sono espressioni della cultura immateriale del mondo che l’UNESCO ha inserito in un apposito elenco, per sottolineare l’importanza che esse hanno secondo tale organizzazione. I capolavori immateriali si affiancano ai siti patrimonio dell’umanità. Nella bergamasca possiamo annoverarne tre. Sono beni trasnazionali e come tali ci riguardano.

La dieta mediterranea (2013)

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La dieta mediterranea comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni che hanno a che fare con la coltivazione, la raccolta, la pesca, l’allevamento, la conservazione, la cucina e soprattutto con la condivisione e il consumo di cibo.

Mangiare insieme è la base dell’identità culturale e della continuità delle comunità nel bacino Mediterraneo. La dieta mediterranea enfatizza i valori dell’ospitalità, del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività e rappresenta un modo di vivere guidato dal rispetto della diversità.

Essa svolge un ruolo vitale in spazi culturali, festival e celebrazioni riunendo persone di tutte le età e classi sociali; include l’artigianato e la produzione di contenitori per il trasporto, la conservazione e il consumo di cibo, compresi piatti di ceramica e vetro. Le donne giocano un ruolo fondamentale nella trasmissione delle conoscenze della dieta mediterranea.

Pensiamo a tutte le sagre che ogni anno troviamo nei nostri paesi della Bergamasca che raccontano la storia dei cibi della tradizione: dalla polenta, all’olio, al vino, alla pasta … e perché no, anche del formaggio.

La dieta mediterranea è un bene immateriale transnazionale dei seguenti paesi: Cipro, Croazia, Spagna, Grecia, Italia, Marocco e Portogallo.

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L’arte della falconeria (2016)

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foto @claensystem

Nata come metodo per procurare il cibo, la pratica della falconeria si è evoluta rafforzando il suo aspetto legato alla conservazione della natura, al patrimonio culturale e all’impegno sociale all’interno delle comunità.

La pratica esiste in molti paesi nel mondo e può variare per alcuni aspetti, quali il tipo di equipaggiamento utilizzato, ma i metodi rimangono simili. I falconieri si ritengono un gruppo legato al passato, soprattutto nei paesi in cui la pratica della falconeria rappresenta uno dei pochi legami con l’ambiente naturale e con la cultura tradizionale. Ma oggi possiamo dire che, almeno in Italia la falconeria si sta dirigendo verso salvaguardia del patrimonio naturale faunistico e di formazione per la conoscenza e il rispetto delle specie animali.

La conoscenza e le competenze vengono tramandate di generazione in generazione all’interno delle famiglie attraverso un mentore ufficiale ed esercitazioni in club o scuole. In alcuni paesi per divenire falconiere è necessario superare un esame nazionale. I festival e gli incontri organizzati dai falconieri danno alle comunità l’opportunità rafforzare la condivisione e promuovere la diversità.

La falconeria è stata riconosciuta patrimonio vivente dell’umanità nel 2016 ed è bene transnazionale dei seguenti paesi: Emirati Arabi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Kazakhistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Marocco, Pakistan, Portogallo, Qatar Arabia saudita, Spagna, Repubblica Araba Siriana.

Oggi la falconeria è praticata quasi esclusivamente come hobby, e i falconieri  partecipano a eventi, parate e manifestazioni a tema  in compagnia dei loro rapaci. Nella bergamasca troviamo delle fattorie didattiche in cui si organizzano dei corsi di falconeria. In realtà si tratta di corsi per conoscere i rapaci, saperli rispettare e proteggere.

Io ho visto ad esempio uno di questi corsi alla Scuderia della Valle a Sant’Omobono Termeil giorno in cui sono andata a fare il trekking coi lama di cui vi ho già raccontato.  Qui il corso è tenuto da falconieri professionisti con cui si avrà  la possibilità di approfondire la conoscenza di questi animali, di vederli all’opera e di osservarli mentre si muovono elegantemente in volo. I corsi hanno una durata di 2 giorni e sono organizzati sia per adulti che per bambini.

L’arte dei muretti a secco (2018)

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UNESCO ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. E’ un bene transnazionale che condividiamo con altri sette Paesi europei: oltre all’Italia, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.

Nella motivazione dell’Unesco si legge: “L’arte del dry stone walling riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro elemento tranne, a volte, terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi che per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese”.

Bergamo ha diversi esempi di costruzioni di muretti a secco. I sette colli di Bergamo sono caratterizzati da scalette con muretti a secco che delimitano le proprietà o che conducono in Città Alta in un dedalo di stradine lastricate di pietre.

In Valle Imagna da alcuni anni si organizzano dei corsi di costruzione dei Muretti a Secco come modo per tramandare quest’antica tradizione. Ma non solo. Oltre alla costruzione dei muretti a secco per i terrazzamenti sono attivi dei corsi e delle iniziative per recuperare e sistemare gli antichi sentieri, ricchi di testimonianze sull’utilizzo della pietra sia dei muretti che di scalinate e costruzioni.

Un paio di esempi su tutti: il Sentiero dei Giganti (che passa anche dalla Contrada Roncaglia – dove si trova l‘Antica Locanda Roncaglia) e quello del Castagno.

Arte della cerca e cavatura del Tartufo (2021)

La tradizione dei tartufi italiana entra nella lista delle pratiche considerate patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco. Il Comitato dell’organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura riunito a Parigi ha dato infatti il sì ufficiale al riconoscimento della candidatura della «cerca e cavatura del tartufo in Italia», vale a dire la ricerca con i cani nei boschi e la raccolta dei preziosi funghi ipogei spontanei.

Nei documenti sottoposti al comitato dell’Unesco si legge che «la cerca e cavatura del tartufo in Italia rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche affinate da costanti osservazioni che poi sono state tramandate oralmente per secoli con l’affiancamento e la trasmissione orale che caratterizzano la vita rurale di interi gruppi di detentori e praticanti, chiamati “tartufai”, con diverse declinazioni in tutti i territori tartufigeni italiani». Un bagaglio di conoscenze dei territori, del clima, della biodiversità utile anche alla tutela ambientale delle zone più vocate. Ora riconosciuto anche dall’Unesco.

Nella provincia di Bergamo, si possono raccogliere quasi tutte le tipologie di tartufo. Si trovano principalmente due tipologie di tartufo nero: il Tuber aestivum Vitt., detto nero estivo o volgarmente scorzone, che si raccoglie dall’inizio di giugno e fino al 30 di novembre, e il Tuber uncinatum, varietà autunnale che cresce dal 1° ottobre al 31 dicembre”. Oltre a queste due, anche il tuber mesentericum (tartufo nero ordinario), che però è commercialmente meno pregiato e meno richiesto. La zona dove se ne trovano di più è la Val Seriana, ma ci sono molte tartufaie anche in Val Brembana.

Leggete anche: Alla Festa del Tartufo di Bracca, in Val Serina, il tartufo nero bergamasco è una gioia in (e per) tutti i sensi.

Città Creative

La Rete delle Città Creative dell’Unesco è stata creata nel 2004 per promuovere la cooperazione tra le città che hanno identificato la creatività come elemento strategico per lo sviluppo urbano sostenibile ed è  divisa in sette aree corrispondenti ad altrettanti settori culturali (Musica, Letteratura, Artigianato e Arte Popolare, Design, Media Arts, Gastronomia, Cinema).

Le 246 città, nei paesi di tutto il mondo, che attualmente fanno parte della rete collaborano per un obiettivo comune: fare della creatività e del’industria culturale il centro dei loro piani di sviluppo a livello locale e collaborare attivamente a livello internazionale.

Bergamo Città Creativa per la Gastronomia – La cheese valley (2019)

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Bergamo è la capitale italiana del formaggio. Il territorio orobico è culla di quasi il 20% delle Dop casearie del nostro Paese e si è fatto promotore del progetto Cheese Valley per diventare Città creativa per la Gastronomia

Le province di Bergamo, Lecco e Sondrio coinvolte nel progetto “Cheese Valley – Bergamo Città Creativa Unesco”. La candidatura, annunciata durante l’edizione 2018, ha portato i gioielli lattiero-caseari orobici a incontrare la rete mondiale dell’Onu creata nel 2004 per promuovere la cooperazione tra le città che hanno identificato la creatività come elemento strategico per lo sviluppo sostenibile.

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Le candidature

Il Ponte di San Michele

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Nonostante sia rimasto chiuso per lavori di consolidamento, è proseguito il percorso per il riconoscimento UNESCO del Ponte San Michele che, dopo Crespi d’Adda e la Fortificazione di Bergamo, potrebbe divenire il terzo Patrimonio dell’Umanità della nostra provincia.

Noto come Ponte di san Michele, fu costruito tra il 1887 ed il 1889 su progetto dell’ingegnere svizzero Jules Rothlisberger. La leggenda vuole che questi si sarebbe suicidato gettandosi dal ponte pochi giorni prima del collaudo, per paura che qualcosa andasse storto. In realtà, morì nella sua casa di polmonite.

Nomina transnazionale dei grandi ponti ad arco del XIX secolo per la lista del patrimonio Unesco. L’evento, promosso dalla città tedesca in collaborazione con Remscheid e Wuppertal, ha visto anche la partecipazione del Garabit Viaduct (Francia), e dei ponti Maria Pia e Dom Luis di Porto (Portogallo).

Per le sue peculiarità tecniche il ponte è un capolavoro di archeologia industriale italiana, nonché una delle più notevoli strutture realizzate dall’ingegneria ottocentesca. Dal punto di vista storico ingegneristico per alcuni è paragonabile alla Torre Eiffel, costruita negli stessi anni: entrambe le strutture, all’epoca della loro costruzione, divennero il simbolo del trionfo industriale. All’epoca della sua costruzione il ponte San Michele era infatti il più grande ponte ad arco al mondo per dimensioni e il quinto in totale per ampiezza di luce.

Tutti i ponti che partecipano alla nomina

Il primo ad essere costruito della serie di grandi ponti ad arco, che permisero di superare le distanze legate all’attraversamento dei fiumi e di implementare le reti ferroviarie in ottica industriale e di collegamento fra le città, fu il ponte Maria Pia in Portogallo, concluso nel 1877, su progetto di Gustave Eiffel che negli anni successivi progettò la torre parigina.

Con il Viaduc de Garabit, in Francia, si volle superare l’opera portoghese e affermare la supremazia francese: il ponte rimase il più alto del mondo fino al 1909. Il terzo ponte ad essere costruito è il Dom Luis I nel centro della città di Porto, in Portogallo; a cui seguì il San Michele fra Calusco e Paderno.

Il Ponte Mungdtener Brucke, esempio di design ambizioso, è il primo ponte in cui venne utilizzato l’acciaio al posto del normale ferro, e resta il viadotto tedesco più alto. È il Viaduc du Viaur, in Francia, a chiudere la serie dei giganti di ferro, abbandonati per viadotti con tecniche e materiali differenti: sorto a cavallo fra il 19esimo e il 20esimo secolo tra Rodez e Albi, vanta una costruzione a tre cerniere che consente una luce più ampia risparmiando materiale e con una statica più facile da calcolare.

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Il Liberty di Sarnico

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foto @visitlakeiseo

SARNICO in lizza per diventare Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, dopo essere diventata nel 2017 Best Liberty City ed essere entrata nel 2018 nella prestigiosissima “Art Nouveau European Route”, al pari di città come Barcellona, Parigi, Vienna.
Le cinque perle del Liberty rappresentano un valore inestimabile da valorizzare: tre ville progettate da Sommaruga per la famiglia Faccanoni, l’Asilo infantile e il Mausoleo hanno permesso a Sarnico di distinguersi attivamente con un ottimo programma comunicativo. 

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Note

Questo post è stato scritto in collaborazione con Eco Turismo Valle Imagna e con la partnership di Turismo e Innovazione. Iniziativa realizzata nell’ambito del bando Wonderfood & Wine di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per la promozione di Sapore inLOMBARDIA.

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41 comments

  1. Quanto ben di Dio immateriale in questo post 🙂 La falconeria mi piace tantissimo, sogno di poter assistere a qualche esercitazione o esibizione… Sempre assodato che gli animali siano tenuti in massima considerazione, cosa di cui non dubito soprattutto oggi. Ci sono certe compagnie in cui il falco è l’unico animale che ha il permesso di salire a bordo con il padrone (proprio a bordo, non in stiva). (Compagnie aeree degli Emirati Arabi, soprattutto, visto quanto sia diffusa lì la falconeria). Perché ti sto dicendo tutto questo? Non so, ma appena si parla di mondo aviario io arrivo! ^_^

  2. Sto imparando a conoscere Bergamo attraverso i tuoi bellissimi racconti. Adoro l’arte della Falconeria, e ti dirò, mi piace molto il villaggio di Crespi D’Adda. un esempio che dovrebbero tuttora seguire tutti i grandi industriali. Sono contenta che sia diventato Patrimonio dell’Unesco, sia per a bellezza, che per quello che rappresenta.

  3. E’ pazzesca la quantità di siti storici e naturalistici di valore che abbiamo a un tiro di schioppo… Bergamo e in generale tutta la Lombardia sono un tesoro inestimabile di cui dovremmo prenderci più cura per valorizzarlo maggiormente. Molto interessante questo articolo!

  4. Grande raffy, articolo interessantissimo ,che fa capire una volta di più quante cose straordinarie ci sono in Italia, dall’arte, ai paesaggi unici, ai falconieri (sai che ci sono anche a Marostica?) , alla natura e alle ville. Non ho visto tutti questi luoghi, ma me li appunto così da non perdermene uno.

  5. Raffaella un bel articolo esaustivo . Non sapevo che l’UNESCO si occupasse anche dei beni per così dire IMMATERIALI . La ” dieta mediterranea” è patrimonio dell’UNESCO? molto bene del resto noi viaggiatrici ce ne accorgiamo …. mangiamo si cose del luogo, ma la nostra pasta è un’altra cosa 😉

  6. Non immaginavo che il Bergamasco fosse così ricco di patrimoni UNESCO! La falconeria poi, chi l’avrebbe detto! Come sempre, articolo interessante ed istruttivo

  7. Non ci sono mai stata, ma il tuo racconto è le foto bellissime mi hanno proprio incuriosita! Magari per la prossima gita fuori porta.. 😉

  8. Crespi d’Adda é a 10 minuti da casa di mia madre. L’ho visitata più volte,a partire dalla gita alla scuole medie ed in etá adulta.
    Resto sempre incantata da questo villaggio d’altri tempi! Soprattutto la visita al cimitero,indescrivibile

  9. Non pensavo che la Lombardia avesse così tanti siti Unesco e nemmeno Bergamo, ho scoperto tante cose nuove. Per il resto prima o poi voglio vositare Crespi d’Adda dev’essere davvero unica!

  10. L’Italia ha tantissimo da offrirci e la Lombardia è una scoperta che sto avendo modo di fare grazie ai tuoi racconti. Bergamo è una città che voglio conoscere prima o poi.

  11. Bergamo è una città piena di soprese! Quando ci sono stata mi è sembrata subito bellissima ma non pensavo, sinceramente, fosse così “ricca”. E’ davvero una città da scoprire lentamente e minuziosamente! L’arte della falconeria, poi, mi incuriosisce tantissimo! Grazie perchè con i tuoi racconti ci stai facendo innamorare di Bergamo!

  12. Ma ci sono tantissime cose da visitare! Il ponte San Michele e la Città fortificata voglio assolutamente vederli! Posso chiederti per quanto riguarda chiese e santuari…sai se nei dintorni c’è qualcosa di particolare? 🙂 Grazie!

    1. Certo, è pieno. Puoi andare al Santuario della Cornabusa in Valle Imagna e fare l’itinerario di Papa Giovanni XXIII. Santuario di San Patrizio in Valle Seriana. Monasteri a iosa: Astino, Valmarina i miei preferiti. Poi a Bergamo Alta, se ti piacciono gli aspetti particolari, abbiamo un Duomo e una Basilica Civica. Insomma, devi proprio venire. C’è pane per i tuoi denti. Ops, scusa, per il tuo blog! 😉

  13. è incredibile quante bellezze abbiamo in Italia, sono sotto i nostri occhi e spesso non ce ne rendiamo conto e scegliamo di uscire dal nostro Paese. Non sono mai stata a Bergamo e me ne pento, soprattutto dopo aver letto il tuo articolo! Mi sa che è ora di rimediare

  14. Non conosco per niente Bergamo, ma grazie ai tupi racconti sto scoprendo una città piena di bellezze, attività, cultura e tradizioni. Non sapevo che la costruzione dei muretti a secco fosse tipica anche al nord nè tanto meno negli altri paesi che hai rammentato, pensavo facesse parte della cultura sarda. Non si smette mai di imparare!

  15. Non immaginavo che il territorio Bergamasco fosse così ricco! Il riconoscimento Riserva della biosfera MaB penso sia molto bello, e anche molto importante. Non sapevo che le mura di Bergamo fossero Patrimonio dell’Unesco, quante belle cose ci sono nel vostro territorio, fai bene a valorizzarle.

  16. Sono rimasto colpito dal Villaggio Crespi e dalla Cheese Valley. Non conoscevo la presenza di un’opera simile in Italia di epoca remota. Un villaggio creato per gli operai di una fabbrica per renderli partecipi delle sorti del cotonificio. Una mentalità simile a quella della Ferrari. Il bergamasco deve andare fiero di questo primato; il 20 per cento delle produzioni dop di formaggio è tantissimo. Spero di visitare presto questa zona e assaggiare i prodotti caseari locali

  17. Mi hai fatto conoscere dei posti meravigliosi che non sapevo neanche potessimo vantare. Ad esempio la Valle Cmonica che sembra uno spettacolo. Così come non avevo idea che anche cose immateriali potessero far parte dei patrimoni dell’UNESCO, pensavo fossero solo luoghi.
    Spero che tutte e tre le candidature vengano davvero prese in considerazione ed approvate perchè sono tutte opzioni valid, soprattutto il ponte che sembra quasi sospeso sull’acqua.

  18. Un articolo molto interessante che racchiude notizie a iosa su dove e cosa visitare, e dire che mio cognato in Lombardia dice che non ha nulla da vedere, gli giro il link, ciao

  19. Sapevo solo dei muretti a secco. Quanto ignorante sono? ahaha. Scopro con piacere che invece i siti ma anche le esperienze e le possibilità future per il Patrimonio Unesco sono tantissime sul territorio bergamasco!

  20. Ho meravigliosi ricordi del ponte di San Michele. Lo facevamo spesso con papà. Sono contenta di sapere che anche la provincia di Bergamo ha tanti posti meravigliosi che vengono tutelati.

  21. Ogni volta che leggo un tuo articolo mi riprometto di venire a visitare Bergamo e i dintorni ma ancora non ho trovato il tempo… La valle Camonica in particolare mi attira tantissimo! Chissà, magari trovo i tempo quest’estate…

  22. Nonostante sia della zona non sapevo di tutti questi riconoscimenti Unesco. Soprattutto dei muretti a secco che ho visto in svariate occasioni

  23. Sono proprio gli articoli come questo che mi rendono ancora più orgogliosa delle bellezze del mio paese! Che meraviglia tutti questi siti! Vorrei visitare tutto, partendo dalla Val Camonica 🙂

  24. La nostra Bella Italia ha così tanto da offrire! Quanta bellezza materiale e immateriale. 🙂
    Sai che in Marocco ho visto dei muretti a secco? Ho quasi fatto i salti di gioia, mi ricordavano il Salento, che per me è casa.

  25. Sorprendente, non avevo mai pensato ad associare alla Lombardia nè I’arte della falconeria (che per quanto riguarda l’Italia collocavo per di più nelle terre di dominazione araba o comunque nei domini di Federico II) nè I muretti a secco, di cui ritenevo in particolar modo maestri i pugliesi. Ma questo dimostra come l’Italia sia davvero ricchissima.

  26. Come stai mi sto studiando il tuo blog a fondo per organizzare una gita a Bergamo e ovviamente le mura saranno una tappa obbligata. Mi dispiace solo che il villaggio operaio sia fuori città perché mi piacerebbe visitarlo e confrontarlo con il villaggio Leumann di Collegno, vicino a Torino, che già conosco e che mi ha sempre affascinata.
    Mi ha stupito invece scoprire che la falconeria è considerata un patrimonio italiano, ero davvero convinta fosse legata solo ai Paesi arabi!

  27. Non sono mai stata a Bergamo e la sto conoscendo attraverso di te; questo post è davvero una manna dal cielo, adoro i siti UNESCO e finalmente quando verrò, saprò a cosa riferirmi per vedere tutto il meglio del meglio

  28. L’UNESCO e’ uno degli enti che preferisco in assoluto, e devo ammettere che, ogni volta che preparo un viaggio cerco sempre i suoi patrimoni presenti nelle zone che visitero’. Di Bergamo conoscevo solo le mura e scopro ora che i patrimoni, materiali e immateriali, sono di piu’. Me li tengo per la prossima visita 😉

  29. Per i siti Unesco ho un interesse particolare, dato il mio lavoro di autrice di geografia. Grazie per aver raccolto questi siti bergamaschi o correlati a Bergamo, descritti perfettamente e con emozione.

Grazie di aver letto il post. Se desideri lasciare un commento sarò felice di leggerlo

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