Cinque città per cinque compositori leggendari: Gaetano Donizetti a Bergamo, Giuseppe Verdi a Parma, Giacomo Puccini a Lucca, Gioacchino Rossini a Pesaro e Vincenzo Bellini a Catania. Un viaggio musicale che attraversa tutto lo Stivale all’insegna della musica. I sindaci delle cinque città hanno siglato un documento d’intenti per suggellare la comune volontà a costruire una collaborazione “al fine di sviluppare un progetto unitario che leghi le figure dei compositori creando un itinerario alternativo rispetto alle tradizionali e più famose tappe turistiche italiane, in grado di attrarre visitatori alla ricerca di luoghi meno conosciuti e finalizzato ad accrescere l’attrattività delle Città e dei loro territori”. L’obiettivo è promuovere un percorso di promozione comune dei territori, intesi come un’unica, grande destinazione con le relative contaminazioni culturali.
Ed è proprio di contaminazioni e dei rapporti che legano questi compositori leggendari con Bergamo che mi voglio occupare in questo articolo. Questi meravigliosi musicisti hanno avuto dei rapporti con Gaetano Donizetti e con la bergamasca interessanti e curiosi. Vediamoli insieme.
Gaetano Donizetti da Bergamo verso il resto del mondo
Veniamo dunque al primo dei compositori leggendari più vicino a noi: Gaetano Donizetti, bergamasco doc che ha portato la sua musica nel mondo. Donizetti nasce a Bergamo il 29 novembre 1797, nell’anno in cui finisce la dominazione veneziana sulla città orobica. Donizetti ha tracciato con la sua arte un percorso che ha portato un ragazzino povero e dalla voce sgraziata, ma vivacissimo d’ingegno, instancabile, ironico e malinconico, attraverso ambienti musicali e culturali diversissimi, fino a divenire il compositore più rappresentato nei teatri dell’Europa intera. “Quando il soggetto piace, il core parla, la testa vola, la mano scrive” (Gaetano Donizetti). La vita, la creatività e le alterne fortune di Gaetano Donizetti, raffinato esploratore del romanticismo popolare europeo
Le più di settanta opere teatrali e le centinaia tra composizioni da camera e brani liturgici gli garantirono notevole fortuna in vita anche se non sempre ebbe dalla sua il favore della critica contemporanea. Il compositore bergamasco era invece un artista moderno e pragmatico, che difendeva le proprie idee creando dei capolavori a partire dalle sensibilità, dai codici e dalle condizioni materiali che lo circondavano.
In città, affidandosi alle molte guide turistiche che sono attive a Bergamo, è possibile seguire un itinerario donizettiano che vi farà conoscere tutti i luoghi del celebre compositore bergamasco. Qui sotto invece troverete un articolo che vi porta virtualmente in un luogo privato che fu molto importante nella storia di Gaetano Donizetti: le aule del primo conservatorio bergamasco dove il giovane Gaetano imparò la musica sotto la direzione di Simon Mayr.
Se volete visitarle attraverso il mio racconto, leggete: Le aule delle Lezioni Caritatevoli di Musica frequentate da Gaetano Donizetti trasformate in atelier d’artista.
Per saperne di più sul primo dei compositori leggendari di questo percorso, Gaetano Donizetti, leggete anche:
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Giuseppe Verdi (Parma) e i suoi rapporti con Bergamo
I rapporti di Giuseppe Verdi con Bergamo si possono riassumere in gran parte con un nome: Clara Maffei. La fittissima corrispondenza di Verdi con Clara Maffei testimoniano il rispetto del maestro per questa donna straordinaria alla quale era molto legato da un affetto profondo.
Clara Maffei nacque – figlia unica – da genitori appartenenti a due famiglie aristocratiche in un palazzo di via Arena, a Bergamo. Il padre, Giovanni Battista Carrara-Spinelli, discendeva dai Carrara di Bergamo, e più nello specifico dai Carrara-Spinelli di Clusone, cui spettò a partire dal 1721 il titolo di conte. All’età di nove anni Clara subì un primo trauma: la madre abbandonò la casa per andare a vivere con un altro uomo, e il conte decise di trasferirsi a Milano per sottrarsi ai pettegolezzi. Ottavia affidò la figlia alla contessa Mosconi a Verona. Dopo la morte della madre Clara si trasferì a Milano per completare gli studi e qui sposò, il 10 marzo 1832, Andrea Maffei, avvenente poeta trentino molto noto in città e in particolare negli ambienti mondani, di sedici anni più vecchio.
Nel 1834 Clara Maffei inaugurò uno dei salotti più prestigiosi di Milano, palcoscenico per le esibizioni private di musicisti del calibro di Liszt e Thalberg. Verdi frequentò il salotto di Clara Maffei tra il 1842 e il 1847, periodo in cui il compositore ebbe modo di conoscere – solo per citarne alcuni – il conte Opprandino Arrivabene, Carlo Cattaneo, Massimo d’Azeglio, Gaetano Donizetti, Felice Romani, Temistocle Solera e il giornalista Carlo Tenca, che influenzò molto il salotto e al quale la nobildonna si legò sentimentalmente dopo la separazione dal marito, avvenuta davanti al notaio Tommaso Grossi il 16 giugno 1846, alla presenza di Giulio Carcano e Giuseppe Verdi in qualità di testimoni.
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Giacomo Puccini (Lucca) e il suo soggiorno nella Bergamasca
Pochi sanno che il celebre musicista Giacomo Puccini, terzo fra i compositori leggendari di cui stiamo parlando, abitò a Caprino Bergamasco sul finire degli anni 80 del XIX secolo, in un momento della sua vita in cui doveva ripararsi dagli scandali. La sua compagna, una donna sposata con figlia, infatti era incinta e presto gli avrebbe dato un figlio e per evitare le malelingue era meglio vivere in una località defilata. Scelsero questo paese della provincia bergamasca molto amato al tempo per essere crocevia tra Bergamo, Milano e Lecco.
Puccini affittò per sé e per la sua famiglia delle stanze dal luglio del 1886 grazie appunto all’amico Ferdinando Fontana. Fu lui a trovargli alloggio a Caprino Bergamasco nell’allora locanda dei coniugi Rubini che non solo ospitarono il futuro autore di capolavori come Tosca, Bohème e Madama Butterfly, ma gli procurarono persino un pianoforte a noleggio sui cui tasti, grazie alla pace e alla serenità che, per sua stessa ammissione, quei luoghi gli donavano, compose la quasi totalità dell’Edgar opera che, su libretto proprio di Ferdinando Fontana, ebbe la prima rappresentazione al Teatro alla Scala di Milano il 21 aprile del 1889.
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Gioacchino Rossini (Pesaro) e l’amicizia “leggendaria” con Donizetti
I rapporti tra Gioachino Rossini e Gaetano Donizetti furono non solo professionali, ma anche personali. Il compositore di Pesaro chiese infatti a quello bergamasco di dirigere, a Bologna, la prima esecuzione italiana dello Stabat, dopo il debutto parigino il 7 gennaio 1842 al Théâtre-Italien. Donizetti accettò. Si pensa per riconoscenza verso Rossini che, amico dai tempi del periodo napoletano negli anni Venti, lo facilitò a Parigi.
Tra gli studiosi, Paolo Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Donizetti, ipotizza anche la volontà rossiniana di convincere il nostro Gaetano Donizetti a dirigere il Liceo Filarmonico: “Convocarlo per la direzione dello Stabat fu l’asso calato per indurlo ad accettare la proposta di trasferirsi a Bologna come direttore del liceo“. Per Michele Mariotti, invece, “Rossini chiese al compositore bergamasco di indossare le vesti di direttore perché ne colse la grande sensibilità di musicista e interprete. Stessa sensibilità ritrovata nelle opere rossiniane“. Secondo gli storici della musica, infatti, esiste una certa assonanza tra le opere del primo e del secondo. “Le atmosfere donizettiane della Lucia di Lammermoor così come quelle del Don Pasquale, dalla vena malinconica, si rintracciano nel Guglielmo Tell di Rossini. In quest’opera si ascolta l’eroicità non muscolare, ma quella della semplicità di persone normali, che difendono i propri affetti, valori, patria e sentimenti“.
Ma noi ricordiamo questa amicizia in modo più curioso, legando l’affetto di Rossini per Donizetti alla storia “leggendaria” di una torta: la torta del Donizetti.
Se volete saperne di più, leggete: Sentirsi in Paradiso assaggiando una fetta di Torta del Donizetti
Vincenzo Bellini (Catania) e il suo volto scambiato con Donizetti
E veniamo all’ultimo dei compositori leggendari di questo percorso. Vincenzo Bellini nasce a Catania il 3 novembre del 1801, e muore per una infezione intestinale, in circostanze mai perfettamente chiarite, appena 34 anni più tardi, il 23 settembre 1835, a Puteaux nei pressi di Parigi. La sua vita e la sua figura sono ammantate di leggenda: biondo, la figura fine e delicata, autore di commoventi e indimenticabili pagine melodiche ed espressive, protagonista di amori contrastati e stroncato da un male improvviso e misterioso, ancora giovanissimo e all’apice della carriera.
Iniziato alla musica in famiglia, viene mandato all’età di 18 anni a studiare in conservatorio a Napoli, dove esordisce in campo teatrale nel febbraio 1825 con un’opera napoletana (con sezioni in dialetto), Adelson e Salvini, che riscuote un enorme successo. Tra il pubblico è presente un ascoltatore d’eccezione, Gaetano Donizetti. .
Nel 1827 Bellini è già alla Scala di Milano, dove viene definitivamente consacrato tra i grandi operisti italiani con il dramma Il Pirata. L’opera inaugura la lunga ed esclusiva collaborazione di Bellini con il librettista Felice Romani, autore di tutti i suoi testi tranne l’ultimo, I Puritani. Compositore moderno, Bellini non riesce a sostenere i frenetici tempi di produzione tipici del secolo precedente e ancora comuni a molti suoi contemporanei (ad esempio Donizetti, come abbiamo già visto), e scriverà, da allora in poi, non più di un’opera all’anno.
Se però volete saperne di più sul volto “scambiato con Donizetti” leggete: Il monumento dedicato a Gaetano Donizetti che ha cambiato volto prima di vedere la luce
Note: le immagini sono in parte mie e in parte recuperate in Rete.
Bel pezzo, sempre intrigante la storia dei compositori! Aggiungo un’altra curiosità: Donizetti scriverà la messa a requiem per commemorare la morte di Bellini, nonostante fosse suo acerrimo rivale (fu Bellini a Parigi, che storpiò il nome da donizetti a dozzinetti !).
Lo stesso requiem fu eseguito nel 2020, davanti al cimitero di Bergamo, in suffragio delle vittime covid.
Grazie. Bellissimo aneddoto.