Street art | Bergamo: Adamo ed Eva di Urban Solid spuntano dal cavalcavia (e poi scompaiono)

Bergamo: Adamo ed Eva di Urban Solid. Due opere scultoree in gesso per qualche giorno sono spuntate dal pilone del cavalcavia di via Autostrada all’ingresso di Bergamo: erano Adamo ed Eva del duo artistico Urban Solid (al secolo Riccardo Cavalleri e Gabriele Castellani). Ma oggi, se ci passate, non ci sono più: che fine hanno fatto?

Avevo saputo della loro presenza a Bergamo da un post su Instagram e subito sono corsa a fotografarle: sono sempre affascinata da queste opere di arte urbana o street art che appaiono all’improvviso e cambiano i connotati di un luogo. Adamo ed Eva erano in un angolo sul pilone del cavalcavia della ferrovia. Uno vicino all’altra,  bianchi e con le loro foglie di fico verdi posizionate sulle parti intime. Gli occhiali da sole colorati a coprire gli occhi. Adamo sorrideva, mentre Eva era seria. Era un sabato piovoso e vedere quei due esseri seminudi spuntare dal cemento del pilone, faceva una certa impressione.

Oggi non ci sono più: sono sparite. Qualcuno le ha scalpellate e strappate dal luogo in cui i due artisti le aveva lasciate. Non si sa se siano stati gli abitanti del quartiere, i vandali, le forze dell’ordine che hanno reputato quello un luogo pericoloso, chissà… Certo è un peccato che un’opera come quella di Urban Solid che troviamo anche in altre città europee sia sparita da Bergamo. Davvero un peccato.

Adamo ed Eva a Bergamo

Cosa ci fanno Adamo ed Eva all’ingresso di Bergamo?  E’ stata la mia prima domanda quando ho saputo del loro arrivo e per saperlo bisognava chiederlo a Urban Solid, il duo di artisti che hanno realizzato questi  bassorilievi e li hanno posizionati in un punto di grande passaggio veicolare, ma abbastanza insolito. Così ho scritto per chiedere una piccola intervista e mi ha ricontattato Gabriele Castellani.

Nel frattempo mi sono documentata andando sul sito internet dei due street artist. Le loro opere, calchi di gesso e cemento raffiguranti figure umane (Adamo ed Eva sono fra le loro installazioni più conosciute), pistole, televisori e altri svariati oggetti, si distinguono nel panorama della street art per essere arte di strada, sì, ma che non si avvale di bombolette e acrilici quanto invece di gesso, stampi e colle per affiggere sui muri vere e proprie sculture surreali. Le loro opere hanno dato nuova vita ai muri di molte città europee come Parigi, Lussemburgo, Londra, Torino e Milano e diventando protagoniste di diverse mostre e fiere d’arte.

Si legge in uno degli articoli scritti sull’opera multipla Adamo ed Eva:

L’opera Adamo & Eva sottolinea la centralità della figura umana nel contesto urbano. Fissandola, rendendola scultorea e in permanente relazione con lo spazio urbano. Una sorta di monumento, capace di ribadire in modo univoco la centralità dell’uomo rispetto al contesto contemporaneo con cui entra in relazione quotidianamente: la città. La figura umana è qui l’oggetto della street art. Un senso che ha sempre come oggetto l’interazione dell’uomo e della donna nella società di riferimento, un’indagine sulla natura profonda dell’uomo e su come la contemporaneità dia forma alle sue caratteristiche più intime”.

È come se la città trasudasse oggetti dai propri muri e come se ciò che fino ad ora è stato bidimensionale cercasse di evolversi uscendo ed esplorando la terza dimensione, arricchendo aree dismesse o zone un po’ fatiscenti e degradate, appositamente scelte dagli artisti.

Perché avete scelto Bergamo per lasciare i vostri Adamo ed Eva?

Gabriele Castellani – “Volevamo uscire da Milano e dalle solite grandi città. L’anno scorso siamo stati a Bergamo un paio di volte e ci è piaciuta. E così abbiamo voluto regalare una nostra opera a questa città, Adamo ed Eva nella versione originale, quella più neutra, tutta bianca. Ci sembrava perfetta per Bergamo“.

Come mai avete scelto proprio quel punto per posizionare Adamo ed Eva?

G. Castellani – Non conoscendo molto Bergamo abbiamo lasciato l’opera in un punto di grande passaggio, per fare in modo che fosse vista da un gran numero di persone.  Eravamo indecisi tra quel punto e un altro passaggio parallelo, ma poi abbiamo scelto questo. 

Come sono stati realizzati Adamo ed Eva?

G. Castellani – Utilizziamo il gesso e il cemento che, tramite calchi in gomma, facciamo colare in stampi a grandezza naturale (in quelle che si chiamano gomme anatomiche). I calchi sono stati realizzati con due persone reali che hanno prestato il proprio corpo diventando i nostri Adamo ed Eva. Per attaccare l’opera su parete si usano diversi materiali a secondo del peso dell’elaborato: in genere sono colle e chiodi, mentre Adamo ed Eva sono autoportanti.

Vi dispiace che sia sparita?

G. Castellani – Noi lasciamo l’opera in un luogo e questa entra nella storia di quel luogo. Non è più nostra: se sparisce, fa parte del gioco. 

Sarà, ma quando sono passata e non ho più trovato Adamo ed Eva dove erano stati lasciati, mi sono sentita derubata di un’opera che era anche mia. Perché quello era un regalo ed era un regalo per tutti quelli che entravano a Bergamo. E io entro spesso a Bergamo passando sotto quel cavalcavia.

Urban Solid un progetto di Street Art Sculptur

E per chi desidera saperne di più sul progetto artistico Urban Solid ecco una breve storia.

Tutto inizia in laboratorio nel 2009, ma è del 2010 il debutto in strada. In quell’anno capiscono che avrebbero potuto conquistare una fettina della Street Art di Milano, ritagliandosi il loro posto un po’ unconventional. Riccardo Cavalleri e Gabriele Castellani hanno frequentato il liceo artistico e l’accademia di Brera, specializzandosi in pittura e scultura. Eppure la strada li ha sempre affascinati, ed è per questo che hanno deciso di intraprendere il progetto di Urban Solid.

L’aver saputo sapientemente utilizzare il procedimento scultoreo classico all’interno del contesto artistico contemporaneo ha permesso agli Urban Solid di raggiungere una popolarità immediata.

“C’è chi fa una foto, chi ci attacca adesivi, chi firma o scrive strane frasi sopra, chi le rompe o gli dà un bacio, facendo in modo di lasciare il segno del rossetto…questo aspetto non l’avevamo previsto, l’interazione che c’è fra le sculture di Urban Solid e i cittadini risulta fra gli aspetti più interessanti e in continua evoluzione”.

Obiettivo di Urban Solid è quello di portare la terza dimensione al writing attraverso opere con importanti messaggi sociali spesso critici e pungenti nei confronti della società contemporanea. Urban Solid in inglese è il rifiuto di grosse dimensioni, un televisore abbandonato in strada, per esempio, quindi il nome è dovuto al fatto che “abbandoniamo” per strada i nostri oggetti. La forza della terza dimensione che irrompe nello spazio circostante dai muri, permette anche al semplice passante di cogliere i chiaroscuri, le forme e i significati, semplici, perché evidenti, di ciò che gli artisti creano: tutto è una copia del vero a dimensione reale. Quell’oggetto, quella persona, quella scultura esistono.

Fino a quando qualcuno non la distrugge o non se la porta via (ndr.)

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Ciao, io sono Raffaella e sono l’autrice di cosedibergamo.com, blog indipendente attivo dal 2017 che vi suggerisce le 1001 cose da fare a Bergamo e in provincia almeno una volta nella vita.
Appassionata da sempre di scrittura e comunicazione ho deciso di aprire Cose di Bergamo per condividere le mie esperienze e la mia conoscenza del territorio, nell’ottica di ispirare e aiutare voi, che mi leggete, a viaggiare e scoprire Bergamo e la sua provincia con occhi nuovi.

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Se desiderate informazioni relative ad alcune opere di street art a Bergamo e in provincia, leggete: 

3 comments

  1. Che vergogna scalpellare via un’opera d’arte urbana!!! Non ci meritiamo niente, solo di vivere all’ombra del seminario…..🤬🤬🤬🤬

  2. Probabilmente gli artisti non avevano i permessi necessari per posizionare la loro opera, cosa secondo me indispensabile.
    Se tutti gli artisti publicherebbero dove e come vogliono sarebbe una pubblicità gratuita per loro e non un arricchimento della città che li ospita

    1. Interessante punto di vista. Quindi stai dicendo che è meglio un muro vandalizzato da scritte che non vengono ripulite piuttosto che un’opera di street art di cui si conosce il nome degli autori ma che (forse) non avevano i permessi necessari per regalare bellezza ad un pilone in cemento del cavalcavia?

      Immagina un mondo in cui le strade parlano attraverso opere d’arte spontanee, dove ogni angolo racconta una storia di creatività e espressione. Eliminare opere di street art perché non hanno ottenuto il permesso o perché gli artisti regalano la loro arte è come tagliare le ali alla libertà di espressione. I muri imbrattati di scritte rimangono come cicatrici di una società che limita l’arte alle regole e alla burocrazia, mentre le sculture vengono rimosse come se fossero un peso invece che un arricchimento per la nostra città. Diamo spazio alla bellezza e alla diversità delle forme d’arte, abbracciando ciò che ci ispira anziché limitarlo.

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