Settembre mi mette addosso sempre un po’ di malinconia e quando sono così mi piace mettermi a leggere riprendendo in mano quei libri che hanno significato qualcosa per me nel mio percorso di studi o di formazione. Questa volta ho deciso di fare un giro per Bergamo in compagnia di chi questa città l’ha toccata, attraversata e vissuta con le parole, la poesia e il teatro (in momenti storici diversi, ovviamente) o ne è rimasto affascinato al punto di scriverne lasciandoci pagine che ancora oggi ricordiamo. E siccome l’elenco poteva essere lungo e impegnativo, ho deciso di partire da quei Premi Nobel per la Letteratura che in qualche modo hanno fatto parte della mia vita e della vita di Bergamo: Herman Hesse, Salvatore Quasimodo e Dario Fo.
Partire da tre grandi della letteratura del Novecento mi sembrava un bell’omaggio a Bergamo. Del resto, persino il grande Stendhal lasciò scritto nei suoi diari: «I colli di Bergamo sono tra i luoghi più belli che io abbia mai visto».
Tour d’autore in compagnia dell’autore
Bergamo si presta sicuramente per offrire degli spunti inediti a chi vuole visitarla in modo diverso. C’è chi lo fa con una macchina fotografica in mano, chi con i bastoncini da Nordic Walking, chi con un’APP che indica tutti i punti di interesse e chi con una guida turistica professionista per farsi raccontare a voce chicche e curiosità di una città dai mille volti. E poi c’è chi come me decide di scegliere un tema e di lasciarsi guidare e trasportare nella ricerca di nuove storie.
Qualche settimana fa, prima di partire per le ferie, gironzolavo per Bergamo dopo il solito caffè domenicale in Piazza Vecchia e mi sono ritrovata a leggere qua e là le targhe che si trovano sui muri dei palazzi. E’ in quell’occasione mi sono accorta di alcune tracce per ricordare passaggio di Premi Nobel per la Letteratura in città nel corso dell’ultimo secolo.
Non erano tutti segnalati ovviamente, ma da qui l’idea di un Tour d’autore in compagnia dell’autore. Ho deciso di immaginarmi un tour della città nei luoghi iconici (che potete scoprire insieme a me on line cliccando sui link che trovate posizionati qua e là), una sorta di staffetta nelle vie di Bergamo in compagnia di Herman Hesse, il primo dei tre a vincere il Nobel (1946) e il primo a visitare la città (1913) e a rimanerne incantato, seguito da Salvatore Quasimodo, che vinse il Nobel nel 1959 e che a Bergamo arrivò nel 1943 per fuggire dai bombardamenti della guerra rimanendoci letteralmente imprigionato nel Carcere di Sant’Agata, fino a Dario Fo (Nobel 1997), che con Bergamo Bassa e la provincia aveva intessuto sin dagli anni Settanta un rapporto speciale da attore e militante, con il teatro di protesta nella difesa dei più deboli, e ha fatto la sua ultima apparizione in città alla Fiera dei Librai di qualche anno fa.
Herman Hesse: con la Funicolare e in Città Alta
Iniziamo quindi questo Tour d’autore in compagnia dell’autore con lo scrittore svizzero-tedesco Herman Hesse.
Herman Hesse rappresenta forse uno dei primi turisti famosi approdati a Bergamo (quando ancora non lo erano) che si innamorarono del capoluogo orobico e ne scrissero. Leggendo la Giornata di viaggio in Italia (1913) di Hesse, che oggi troviamo nella raccolta di saggi e scritti Dall’Italia in cui lo scrittore-viandante si avventura in treno da Bergamo a Cremona, ci si imbatte non solo nei luoghi iconici di Bergamo, ma anche in formidabili riflessioni sul tema del viaggio. Egli si chiedeva cosa spingesse il viaggiatore a partire per andare lontano, scrutando i costumi di altri popoli, osservando l’animazione per le strade di città straniere. E la risposta era racchiusa in un’unica parola: il desiderio. Desiderio di conoscere, desiderio di imparare, desiderio di entrare nelle cose. Quello stesso desiderio che gli aveva fatto riempire i quaderni di schizzi e di descrizioni, che lo aveva fatto risparmiare sul cibo pur di poter comprare fotografie di sculture antiche. Se volete immergervi nella vita di Hesse e nelle sue atmosfere, vi consiglio di leggere questo articolo scritto da una blogger viaggiatrice che trovo sempre molto ispirante: Giovy Malfiori. Hesse è uno dei suoi autori preferiti e questo pezzo è decisamente un’ispirazione di viaggio fantastica.
Ma veniamo al suo viaggi a Bergamo. Era estate e il giovane scrittore amava aggirarsi senza una vera meta per le città che visitava, alla ricerca di spunti per le sue storie. E così, senza un obiettivo, ma per il solo piacere del viaggio, raggiunse Bergamo.
Arrivò in treno e la città gli apparve da subito solida e discreta, certamente diversa dalle metropoli imperiali del Nord Europa e dalle città chiassose del Sud Italia. Lasciò la stazione e quello che oggi è viale Papa Giovanni XXIII, un viale ampio e imponente illuminato da ristoranti e negozi. Città Alta incombeva severa sulla città al piano. Prese la funicolare e raggiunse quella che in prima battuta gli sembrò «una buia città antica».

E’ ormai buio e il giovane si trova «inghiottito da un vicolo stretto e deserto, proprio mentre i negozi stavano chiudendo». Nel buio si staglia una torre alta e imponente, senza finestre, attorniata di case. E’ la Torre del Gombito e subito gli ricorda le cittadine del centro Italia che aveva visitato qualche anno prima. Ma dopo pochi passi sbuca in Piazza Vecchia e qui, davanti alla bellezza di questa piazza resta a bocca aperta, «sorpreso dalla repentina apparizione di nobili architetture e salutato dagli umidi vapori di angusti vicoli petrosi».

Città Alta non era ancora quella che conosciamo oggi: era un città che di giorno brulicava di persone, con palazzi nobiliari magnifici vicini a zone densamente popolate dove la salubrità era cosa rara se non addirittura impossibile persino da immaginare. Già che c’è, Hesse sottopone i bergamaschi a una prova d’onestà: mette una moneta in ciascuna delle tre bocche dei leoni che ornano la statua di Garibaldi al centro della Piazza (la Fontanta Contarini tornerà al suo posto 10 anni dopo) e le ritrova al suo posto il giorno dopo. Chissà quali fossero le sue aspettative, ma la prova fu brillantemente superata dai bergamaschi.
Proseguì a camminare nei vicoli che si diramano da Piazza Vecchia, capitò in quello che nel suo diario di viaggio definì «uno degli angoli più belli d’Italia, una delle molte piccole sorprese e gioie per le quali vale la pena di viaggiare». Era arrivato in Piazzetta Terzi. Attraverso il portone del palazzo «si scorgeva un cortile con piante e una lanterna, oltre il quale due grandi statue e un’elegante balaustra si stagliavano nitidi, in un’atmosfera trasognata, evocando, in quell’angolo stretto tra i muri, il presagio dell’infinita lontananza e vastità dell’aere sopra la pianura del Po».
Ogni volta che leggo queste righe vengo letteralmente teletrasportata nel tempo e nello spazio in Piazzetta Terzi, alla prima volta che mi ritrovai davanti al portone aperto di Palazzo Terzi. Avevo già letto gli scritti di Hesse e avevo sottolineato le parti relative a Bergamo. Ma solo davanti a Palazzo Terzi, con il libro in mano, ho realizzato che se si ama viaggiare e scrivere di luoghi, lui è uno di quegli scrittori che bisogna leggere assolutamente. Perché pochi come lui erano capaci di cogliere i colori del mondo, le sfumature, gli odori; raccontare con uno sguardo d’insieme la bellezza e l’animo umano.
I giorni seguenti esplorò Città Bassa (che però non lo colpì particolarmente) e quindi tornò in Città Alta. Qui scoprì la Funicolare di San Vigilio e il panorama sui Colli e lo sguardo sulla Pianura Padana fino al Duomo di Milano. E ne rimase incantato.
Salvatore Quasimodo: dal Carcere di Sant’Agata alla Rocca con una poesia
La seconda parte di questo Tour d’autore in compagnia dell’autore prosegue con Salvatore Quasimodo.
Nel 1943 il giovane Quasimodo soggiornò a Bergamo per qualche mese invitato da Giacomo Manzù che lo aveva sollecitato a lasciare Milano per sfuggire ai bombardamenti che cominciavano ad essere sempre più frequenti.
Il poeta si trasferì, assieme alla sua compagna Maria Cumani, da Manzù in via Porta Dipinta a Bergamo a pochi passi da Palazzo Moroni e fu un bene, dato che, durante il bombardamento dell’agosto 1943 su Milano, la casa di Quasimodo fu colpita pesantemente.
Mentre si trovava a Bergamo a Quasimodo fu spedita all’indirizzo di Milano la cartolina di richiamo alle armi che il poeta non ricevette. Non assolvendo ai suoi obblighi di leva venne quindi iscritto nelle liste dei renitenti alla leva e, nel 1944, fu arrestato e fu portato nel Carcere di Sant’Agata. Furono mesi duri per lui, come del resto per tutti quelli che si trovavano in carcere, molti dei quali furono portati a Milano per essere trasferiti verso i campi di sterminio di Auschwitz e Mathausen. Durante la sua detenzione, mentre sperava nella fine della guerra e nel suo rilascio, compose una poesia dedicata a Bergamo e al desiderio struggente di libertà.
Dalla Rocca di Bergamo Alta
Hai udito il grido del gallo nell’aria
di là dalle murate, oltre le torri
gelide d’una luce che ignoravi,
grido fulmineo di vita, e stormire
di voci dentro le celle, e il richiamo
d’uccello della ronda avanti l’alba.E non hai detto parole per te:
eri nel cerchio ormai di breve raggio:
e tacquero l’antilope e l’airone
persi in un soffio di fumo maligno,
talismani d’un mondo appena nato.
E passava la luna di febbraio
aperta sulla terra, ma a te forma
nella memoria, accesa al suo silenzio.
Anche tu fra i cipressi della Rocca
ora vai senza rumore; e qui l’ira
si quieta al verde dei giovani morti,
e la pietà lontana è quasi gioia.Giorno dopo giorno
Quella lirica viene oggi ricordata in uno dei punti più panoramici della Rocca di Bergamo sul colle di Sant’Eufemia, nell’angolo che guarda verso Piazza Vecchia, con un riquadro che incornicia lo sguardo sulla città. Un’idea semplice, che ha reso quel luogo ancora più affascinante, che gli amanti della poesia e della storia non potranno ignorare.
Vi invito ad andare in quest’angolo, guardando verso ciò che resta dell’ex Carcere, immaginandovi il poeta mentre guarda con occhi struggenti verso il Colle e compone una poesia che regalerà a Bergamo e all’umanità intera.

Chissà quanti e quali immagini si erano affollate nella sua mente mentre la componeva e si recava con la fantasia verso la Rocca: via Porta Dipinta, San Michele al Pozzo Bianco, la chiesa di Sant’Andrea (quella dove ho ascoltato per la prima volta il duo pianistico Trivella), Palazzo Moroni, Piazza Mercato delle Scarpe, via Solata, il Colle di Sant’Eufemia… E per finire lo sguardo su tutta la città e le Valli…
E mentre percorrete queste strade immaginate la sofferenza della mancanza di libertà in un momento così buio della storia e la nostalgia che doveva provare al pensiero di questi luoghi.
Con Dario Fo sul Sentierone: dal Teatro Donizetti al Balzer per un caffè e una fetta di torta del Donizetti
E concludo questo Tour d’autore in compagnia dell’autore ripercorrendo i luoghi iconici di Bergamo spostandomi in Città Bassa con il ricordo di un grande artista, anche lui vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo.
Moltissime le apparizioni e spettacoli di Dario Fo a Bergamo, in veste di attore regista e pittore. Per questo non riesco proprio a immaginare che non sia mai andato a passeggiare sul Sentierone, magari in compagnia di Franca Rame, sua compagna di vita e nel lavoro. Me li vedo arrivare a piedi insieme, mentre chiacchierano di questo o di quello, attraversare la strada, passare accanto alla cabina dei Taxi dopo essersi bevuti un caffè al Balzer, entrare nell’ingresso degli artisti del Teatro Donizetti.

Il mio pensiero corre alle sue imprese di solidarietà degli anni Settanta, di cui ho letto nei libri e negli articoli che oggi si trovano negli archivi, e che mi hanno sempre colpito per la passione con cui viveva l’arte e la militanza politica in un binomio inscindibile. Anche a Bergamo. Nel 1974 si esibì nella fabbrica occupata simbolo della storia bergamasca, la Filati Lastex di cui restano alcune registrazioni audio. O ancora a Ponteranica, in un circolo operaio dove si narra che il palco fu montato con assi sopra i campi di bocce. Non lo fermava nessuno. Persino in una città bianca e democristiana come Bergamo portò le sue riflessioni sul sacro e il popolare, un tempo scandalose e oggi accettate dal pensiero cattolico: la vicenda di San Francesco giullare di Dio e il suo dialogo con il divino, “Dario e Dio”.

Come tutti gli attori prima di entrare in Teatro sarà passato per un caffè al Balzer e qualcuno gli avrà suggerito di provare una fetta della Torta del Donizetti e lui si sarà informato della storia di questa torta. Perché era un uomo curioso e anche quando era stanco non rinunciava mai al contatto con la gente, il suo pubblico. Amava il teatro e quella pasticceria era piena di ricordi del teatro (cosa che purtroppo oggi dopo l’ultima ristrutturazione si è un po’ persa).
Ma la torta del Donizetti è sempre la torta…
Note
Le foto, ad eccezione di quelle diversamente segnalate, sono mie.
Bellissima l’idea di un tour d’autore 😉 mi è piaciuto molto quello che hai scritto di Hesse e mi ritrovo nelle sue parole… ora vado a leggermi anche l’articolo di Giovy. Grazie
Herman Hesse è stato un vero e proprio maestro per me, mi ha spalancato – ero adolescente – le porte verso altri mondi. Sapere che sia passato da Bergamo mi fa sorridere, è qualcosa che non avevo mai contemplato.
Ecco, questo è un tour che fa proprio per me. Che bellezza “leggere” Bergamo attraverso le parole di scrittori e persone di cultura così.
Non avevo mai visitato Bergamo nell’ottica in cui proponi l’articolo, molto interessante! Ho scoperto cose che non conoscevo…già solo che Hesse fosse passato da Bergamo 😅
Raffi, con questo post ti sei superata! bellissima l’idea del tour con l’autore e poi le citazioni che hai riportato sono da brivido. La descrizione della pianura di Hesse è stupefacente, solo leggendola capisci che è così anche noi lombardi la vediamo solo che lui ha le parole giuste.
Articolo davvero interessante, come sempre del resto. Non sapevo che tutti questi premi Nobel avessero scritto su Bergamo, aspetto con impazienza anche gli altri autori, brava!
A dire la verità dei tre hanno scritto solo Hesse e Quasimodo. Dario Fo ha presentato il suo libro a Bergamo e ha lavorato in teatro. Ma la loro presenza è viva nei ricordi della città. 😉
Quasimodo divenne uno dei miei poeti preferiti grazie al mio professore d’Italiano al liceo. L’immagine di lui che guarda il colle è davvero struggente e mi hai fatto venire ancora più voglia di visitare Bergamo!
Hesse, un maestro di vita. Il desiderio che spinge a muoverci, il desiderio che spinge l’uomo a cercare altrove, a cercare altri paesaggi, altre persone, a superare muri e confini. Hesse è un punto di riferimento per il viaggiatore, ma attenzione, non per il vacanziero. Guardarsi dentro per guardare meglio fuori non è da tutti.
Grazie di questo commento. Hai perfettamente ragione: guardarsi dentro per guardare fuori è fondamentale
Molto bella questa idea dei tour con autori famosi e poi li amo tutti e tre!!!
Mi piace visitare le città seguendo un itinerario tematico, solitamente seguo quelli architettonici ma quelli letterari fanno immaginare le città come furono viste da grandi autori. Hesse è uno dei miei autori preferiti, anni fa lessi tanti suoi libri.
Un articolo davvero molto bello e, soprattutto, interessante vedere (anzi leggere!) Bergamo in questo modo. Herman Hesse è uno dei miei scrittori preferiti 😀
Inoltre, non ci sono mai stata a Bergamo e non vedo l’ora di visitarla!