Si può scegliere di esplorare Bergamo in mille modi diversi, con percorsi tipicamente turistici o con itinerari più originali e alternativi. Dopo essere riusciti finalmente a tornare a frequentare le sale cinema, quello che vi propongo oggi per la serie “Famolo Strano” è un tour alla scoperta dei luoghi bergamaschi scelti dai più grandi registi, italiani e stranieri, per ambientare alcune scene dei propri film. Un articolo che piacerà ai cineturisti e a tutti gli appassionati di Cineturismo lombardo che, appena si potrà, andranno certamente alla scoperta dei set e delle location dei 30 film girati a Bergamo e provincia dal 1947 in poi, ordinati cronologicamente dal più recente al più vecchio. E non sono tutti. Si, perchè film a Bergamo e in provincia ne sono stati girati almeno una decina in più. Per non parlare di film e videoclip da Oscar.
Nell’elenco che troverete qui sotto ci sono film da Oscar, come Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, film che hanno vinto premi e che sono stati venduti in 80 Paesi, come il celebre L’Albero degli Zoccoli di Ermanno Olmi, film girati da icone del cinema come Bertolucci e film che parlano di icone bergamasche, come Papa Giovanni XXIII e Gaetano Donizetti. Ma non solo. Film che parlano di momenti storici particolari come gli anni Settanta e le rivendicazioni sindacali, o gli Anni Ottanta della Milano da Bere che hanno toccato non solo Bergamo, ma l’Italia intera. Film che sono lo specchio dei nostri tempi, in qualunque tempo e in qualunque epoca.
Scopriamoli insieme. E scopriamo anche alcuni articoli già scritti che vi portano nei luoghi descritti.
Una preghiera: se doveste conoscerne altri che non trovate elencati in questo articolo, segnalatemeli e facciamo diventare questo post un articolo corale. Grazie sin d’ora.
Ecco quello che troverete in questo articolo
Guida Romantica a posti perduti (2020)
Il film Guida romantica a posti perduti è un road movie che ha come location l’Italia e diverse altre città tra cui anche Crespi d’Adda.
Allegra, una blogger che soffre di disturbi di ansia, e Brenno, giornalista inglese e grande bevitore. I due vivono nello stesso condominio nel cuore di Roma e si incontrano quando Brenno, per errore, cerca di entrare in casa di Allegra: superato lo shock di lei e l’imbarazzo di lui, inizia il viaggio on the road. Messi di fronte ai propri limiti, i due protagonisti non possono fare a meno di affrontare le proprie paure: se Allegra ritrova la forza di affrontare il mondo esterno, Brenno ha invece il coraggio di guardare in faccia la realtà e capire che il suo vizio lo sta logorando giorno dopo giorno.
Clive Owen e Jasmine Trinca hanno girato a Crespi in due luoghi in particolare: i cancelli rossi della storica fabbrica del Cotonificio Crespi chiusa nel 2013 e il vialone del cimitero.
18 regali (2020)
Crespi d’Adda è il set cinematografico del film 18 regali girato alla fine del 2019 e andato nelle sale nel 2020. Il villaggio è infatti la cornice in cui viene ambientato il film tratto dalla storia vera di Elisa Girotto. Una mamma di Treviso prematuramente scomparsa che ha lasciato alla figlia appunto 18 regali, uno per ogni anno, fino alla maggiore età. In modo di poter stare accanto alla sua bambina. Anche dopo la morte.
Le scene girate negli esterni di Crespi sono quelle che fanno riferimento all’anno 2001.
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L’uomo senza gravità (2019)
La trama ruota attorno alla storia del protagonista interpretato da Elio Germano, un uomo che fluttua nell’aria come se fosse un palloncino. Non vola come un supereroe, ma deve convivere con un dono che è, allo stesso tempo, una maledizione. Il personaggio è affetto da una leggerezza fisica, che si vede, ma anche interiore perché è un ingenuo, che si scontra con una società pesante, ricca di piccoli e grandi violenze. La sua esistenza è un elemento fiabesco in un momento storico ricostruito minuziosamente.
Per entrare nella parte, Germano ha imparato il bergamasco e lo parlerà. Ad affiancarlo è Michela Cescon nei panni della madre: altre parti minori sono state assegnate grazie ai casting sul posto o ad attori delle compagnie locali.
Come location si è puntato su Calvenzano e Treviglio. Il primo è un paesino fermo nel tempo, una piccola bomboniera, non devastata dall’incuria edilizia, scelto su oltre 120 piccoli centri, perfetto per la storia che parte da una cascina lombarda negli anni ‘80 e attraversa i ‘90. Treviglio arriva di conseguenza come una cittadina moderna, dove è evidente il benessere.
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Respiri (2018)
Respiri è il film girato in parte sul Sebino. Francesco, un ingegnere quarantenne, dopo una misteriosa disgrazia si ritira a vivere in un paese sul lago d’Iseo a Sarnico (BG). Con la figlia ancora piccola occupa l’antica villa di famiglia, una magnifica costruzione liberty lambita dalle acque. Nella grande casa vi è anche un’altra misteriosa persona, di cui si percepisce soltanto l’eco del respiratore che la tiene in vita. Ma ulteriori presenze non meno inquietanti sembrano muoversi intorno alla villa.
È un film fortemente voluto, questo Respiri dal regista Alfredo Fiorillo e da Angela Prudenzi che con lui ha scritto soggetto e sceneggiatura. Le scene sono state girate negli esterni di Villa Faccanoni e in alcune vie di Lovere.
Chiamami col tuo nome (2017)
Lo splendido e celebratissimo film Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, che adatta l’omonimo romanzo di formazione di André Aciman spostando l’azione dalla riviera ligure alla bassa cremasca (dove il regista siciliano ha una casa) è stato girato in parte anche in Città Alta.
La curiosità è che nella finzione Bergamo diventa Clusone. I due protagonisti (Armie Hammer e Timothée Chalamet) infatti, in gita alle cascate del Serio (che sono state aperte appositamente per la produzione) passano la notte nel centro della Val Seriana e gironzolando per le viuzze del paese si imbattono in alcuni giovani che danzano a tarda sera sulle note di “Love My Way” dei Psychedelic Furs diffusa dalle casse di un’autoradio. In realtà siamo su via Arena, fra il liceo Sarpi e la facciata posteriore di Santa Maria Maggiore.
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Una grande famiglia (2015)
Una Grande Famiglia è la serie andata in onda su Rai 1 che racconta la storia della Famiglia Rengoni, ricchi mobilieri della Brianza. Tra gli attori Stefania Sandrelli, Gianni Cavina, Alessandro Gassman, Sonia Bergamasco, Giorgio Marchesi, Sarah Felberbaum, Primo Reggiani, Stefania Rocca e new entry Isabella Ferrari. Sullo sfondo dell’intricata storia familiare tra amori e segreti location da favola. La fiction è stata girata in parte a Bergamo, Pavia, Inverigo, Como, Lecco e Monza. A Roma sono stati invece girati gli interni.
Meravigliose le inquadrature dall’alto di Città Alta e delle sue viuzze, di Piazza Vecchia, della Torre del Gombito, del Duomo e della Cappella Colleoni. Le riprese, che sono state effettuate in sei mesi, hanno toccato anche la struttura degli Ospedali Riuniti di Bergamo e del Liceo Sarpi. L’ingresso della Biblioteca Mai si è trasformata per l’occasione in un Tribunale dei minori.
Atmosfere da thriller anglosassone o da giallo di Agatha Christie. Alcune scene sono state girate anche al Villaggio Crespi d’Adda nel Comune di Capriate S. Gervasio (Bergamo).
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Io, Arlecchino (2014)
Io, Arlecchino, il film diretto da Matteo Bini e Giorgio Pasotti, vede protagonista Paolo (il bergamasco Giorgio Pasotti), noto conduttore di un talk show televisivo pomeridiano. Un giorno, l’uomo viene raggiunto a Roma da una telefonata che gli comunica che il padre Giovanni (Roberto Herlitzka) è stato ricoverato in ospedale.
Costretto a tornare nel piccolo villaggio medievale di Cornello del Tasso, in provincia di Bergamo, Paolo scopre che il padre è gravemente ammalato. Giovanni, ex attore teatrale e famoso Arlecchino, manifesta il desiderio di voler spendere gli ultimi mesi della sua vita continuando a recitare con la piccola compagnia teatrale del paese, mettendo in scena spettacoli di Commedia dell’Arte.
Il ritorno al paese, e il contatto con il padre e il suo mondo, porteranno Paolo a ricucire un rapporto con le sue origini, a ridefinire la sua identità e a riscoprire il tesoro artistico rappresentato dal personaggio di Arlecchino, del quale si troverà a vestire i panni.
Nelle scene del film si riconosce quindi Cornello e gli angoli più belli di questo borgo della Val Brembana e il Teatro Sociale di Bergamo.
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I soliti idioti (2011)
Riprese cinematografiche film dal titolo “I soliti idioti” nella ex Chiesa di San Sisto in Colognola a Bergamo
Il film, che prende spunto da uno “sketch-comedy” approdato da Comedy Central su MTV nel febbraio 2009 e vede come protagonisti Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, è una commedia italiana (il titolo è un chiaro riferimento a “I soliti ignoti” film culto del ’58 di Monicelli con Gassman, Totò, Mastroianni, ecc.) dai toni grotteschi, irriverente e ricca di “non-sense”, destinata al circuito dei cinema di prima visione.
Il film ha visto alcune scene ambientate all’interno e all’esterno della ex Chiesa di San Sisto a Bergamo che oggi è un centro culturale con sala polivalente e biblioteca dove è stato ricostruito il set: gli invitati ad un matrimonio e la sposa aspettano invano lo sposo che non si presenta perché trattenuto dal padre contrario all’unione. Durante l’attesa si creano situazioni comiche tra i vari amici in attesa. Finalmente lo sposo arriva ed il matrimonio può essere celebrato sotto forma di balletto “bolliwoodiano”.
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Sotto il vestito niente, l’ultima sfilata (2011)
Sotto il vestito niente, opera cinematografica che ha visto immortalare alcuni dei luoghi tanto cari e noti ai dalminesi e a tutti gli amanti della vita notturna e della discoteca, il Bobadilla. Questo film risale al 2011 e riprende il tema di Sotto il vestito niente del 1985, che aveva già avuto un seguito apocrifo (Sotto il vestito niente II, diretto da Dario Piana nel 1988), ma non ne costituisce un sequel.
Vanzina portò sulla scena una splendida Vanessa Hessler. Seguendo le tracce di un omicidio, il thriller prende forma nel mondo della moda milanese. la cinepresa torna a immergersi tra le pareti lisergiche e – a questo punto – gettonate del Bobadilla Feeling Club in alcune scene cruciali.
Il Papa Buono (2003)
Il Papa Buono è una miniserie TV in due puntate che racconta la vita di Papa Giovanni XXIII, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, dall’infanzia a Sotto il Monte all’elezione al soglio di Pietro, dal Concilio alla morte.
Il 3 giugno 1963 il Cardinale Mattia Carcano sta aspettando di parlare per l’ultima volta con il suo vecchio amico morente, Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII. Quattro anni prima era iniziato quello che doveva essere un papato di transizione e che, invece cambiò il millenario rapporto della Chiesa con i fedeli, arrivando al cuore della gente, e che aprì la nuova era dei rapporti tra blocchi, favorendo il dialogo tra Kennedy e Kruscev, facendo del vaticano una superpotenza politica.
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Nebbia in Val Padana (2000)
Nebbia in Valpadana è una serie televisiva di Raiuno diretta da Felice Farina, in onda in sei serate (da due episodi ciascuna) a partire dal 9 gennaio 2000. La fiction segna il ritorno della coppia formata da Cochi e Renato, di fatto separata dal 1975, che fa da protagonista della serie e interpreta anche la canzone della sigla.
Cochi (Cochi Ponzoni) e Renato Vimodrone, conte di Quarto Oggiaro (Renato Pozzetto) sono due amici di vecchia data che si incontrano dopo molti anni, decidono così di mettersi al lavoro come detective nella loro cittadina nel bergamasco. I due riescono a risolvere numerosi casi di cronaca sempre con sarcasmo ed ironia.
Gli episodi della serie sono ambientati principalmente all’interno della villa Gritti-Morlacchi di Brembate (Bg), al GuglielMotel e nella vicina frazione di Grignano. Alcune scene sono state girate anche nella piazza del Municipio di Trezzo sull’Adda o lungo il corso dell’Adda e molte scene sono ambientate nel villaggio industriale di Crespi d’Adda. Nell’episodio Zona Cesarini alcune scene sono state girate allo stadio comunale di Osio Sotto. Nel quinto episodio, invece, alcune scene sono ambientate a Brembate di Sopra (BG).
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Frankestein oltre le frontiere del tempo (1990)
L’ultimo film di Roger Corman (il padre dell’horror moderno ufficialmente ritiratosi da più di un decennio) è girato tutto in Italia. Una specie di horror fantascientifico che rilegge Frankenstein in chiave futuristica con viaggi nel tempo e sovrapposizioni fra finzione e realtà. Con John Hurt, Raúl Juliá e Bridget Fonda (che fa Mary Shelley). Un piccolo gioiello incomprensibilmente dimenticato e confezionato da Corman con una troupe tutta italiana in cui spicca Enrico Tovaglieri, lo scenografo de “L’albero degli zoccoli”. Bergamo è utilizzata per ricostruire la Svizzera del 1817.
Nella sequenza dell’impiccagione girata in Piazza Vecchia, con la macchina che ruota vorticosamente, in un fermo immagine si possono vedere alcuni studenti in abiti contemporanei, affacciati alle finestre dell’Università, assistere alle riprese del film.
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I Cammelli (1988)
Giuseppe Bertolucci che, nel 1988, girò a Dalmine I Cammelli: una commedia, quest’ultima, condita da una serie di esilaranti e comici sketch messi a segno da Diego Abatantuono, che si trova ad indossare i panni di Camillo, un giovane emiliano che nutre una strampalata venerazione per i cammelli. Sarà proprio questa inusuale passione a coinvolgerlo in un’improbabile tournée lungo tutta la Pianura Padana, fino a giungere ai capannoni della Minipak-Torre di Dalmine.
Alcune scene sono state girate a Dalmine e a Treviglio.
Le due vite di Mattia Pascal (1984)
“Le due vite di Mattia Pascal” di Mario Monicelli, realizzato nel 1984, è interpretato da Marcello Mastroianni e Laura Morante e ispirato al romanzo “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello. Il protagonista ha la doppia identità di Mattia Pascal, appunto, ed Adriano Meis. Alcune scene sono state girate nel Casinò di San Pellegrino e nel Grand’Hotel.
Mattia Pascal, interpretato con onestà da Mastroianni, è un dimesso avventuriero dalla doppia vita, mai veramente ‘fu’, mai preso da dubbi di identità, ma cialtrone come ce n’è tanti nelle nostre cronache rosa e finanziarie, in fuga tra figli illegittimi e dissesti economici, fallito più nella sua immagine sociale che nella sua dimensione esistenziale, latitante per vocazione e condannato all’azzardo. Non finisce in galera per convenzione narrativa, e soprattutto per la suprema indifferenza che occorre a chi non è mai veramente esistito, inconsapevole di sé forse persino nel danno procurato agli altri, fluttuazione statistica al pari di un numero estratto alla roulette.
Siamo nell’ordine di un Pirandello filtrato dalla commedia italiana, ma senza l’ironia di quello, né la pungente satira di questa. Uno che tenta il colpo, insomma navigatore a vista circondato da pari, ma sempre pronto a scaricare sugli altri il prezzo delle sue sconfitte, vero ‘everyman’ della provincia piccolo-borghese e modesto campione della falsa imprenditoria truffaldina.
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Colpire al cuore (1983)
L’esordio al cinema di Gianni Amelio è uno dei film simbolo della stagione degli anni di piombo. Riflessione profonda sull’eredità culturale di una generazione simboleggiata dal rapporto fra un padre docente universitario (Jean-Louis Trintignant) implicato con la lotta armata di matrice terroristica e il figlio diciottenne che non ne comprende le motivazioni. La Bergamo invernale di Amelio è una città fredda e piovosa in cui si accentuano i toni drammatici e l’incomunicabilità fra i due protagonisti.
Gli esterni sono quasi tutti fra il caffè della Funicolare e Piazza Vecchia, ma è il piano sequenza del dialogo fra padre e figlio mentre risalgono Viale Papa Giovanni XXIII con alle spalle i Propilei (nella foto) ad essere rimasto celebre.
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Nessuno è perfetto (1981)
Guerrino (Renato Pozzetto) si innamora di Chantal (Ornella Muti), una bellissima fotomodella che fino ad alcuni anni prima era un uomo, un paracadutista dell’esercito tedesco che decise poi di cambiare sesso. Guerrino non ne è però al corrente e spera che dalla loro relazione possa un giorno nascere un bambino. Insospettito dai continui rifiuti di Chantal alle sue richieste di diventare padre, Guerrino inizia ad investigare sul passato e scopre la verità sul conto della fidanzata. Dopo un primo momento di sconcerto in cui la loro relazione rischia la rottura definitiva, i due decidono infine di stare insieme, a dispetto di tutti i loro amici che si prendevano gioco di loro. Il film si concluderà con una riconciliazione collettiva tra Guerrino, Chantal e gli amici.
Il film è stato girato in gran parte nella Città Alta di Bergamo, a Curno in provincia di Bergamo e a Milano. Tra le varie location sparse in città si riconoscono: la Fontana Contarini di Piazza Vecchia, la Basilica di Santa Maria Maggiore in Piazza Duomo, il Palazzo della Ragione, il Caffè del Tasso.
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Primo amore (1978)

Ugo Cremonesi in arte Picchio è un ex comico di avanspettacolo in là con gli anni, che momentaneamente soggiorna in un ospizio per artisti in attesa di ricevere un assegno con una cospicua somma di denaro. Qui si invaghisce della giovane e bella Renata che vi lavora come cameriera. Quando finalmente Picchio riceve gli arretrati della pensione, decide di scappare via con la ragazza, promettendole di lanciarla nel mondo della rivista.
I due arrivano a Roma, si stabiliscono in un lussuoso hotel e Picchio si mette in contatto con un impresario di sua conoscenza, che però gli spiega senza troppi complimenti che l’avanspettacolo è morto ormai da tempo. Picchio si rende conto che la sua epoca è finita ed anche tutto il mondo che gli girava intorno e che lo teneva ancora vivo; molti dei suoi ex colleghi o sono morti o sono troppo vecchi per lavorare.
A Roma incontra dopo molti anni suo figlio, un pittore fallito, impegnato in una relazione con una compagna molto più giovane di lui che lo disprezza apertamente. Ben presto anche Renata lo abbandona per un impresario di una tv privata, TV Settecolli. Picchio torna mestamente ad aspettare la morte nel suo ospizio per artisti.
La casa di riposo per artisti, location principale del film, è il Grand Hotel di San Pellegrino Terme (BG), come riportato nei titoli di coda. La chiesa in cui si sposa uno degli ospiti della casa di riposo è il Tempio della Vittoria in viale della Vittoria sempre nella cittadina brembana.
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L’Albero degli Zoccoli (1978)
In una cascina vicino a Bergamo alla fine del secolo scorso, cinque famiglie di contadini vivono, lavorano, amano, soffrono. Una ragazza sposa uno dei giovani. Il loro viaggio di nozze a Milano è movimentato dalle repressioni, da parte delle truppe di Bava Beccaris, delle manifestazioni popolari. L’albero del titolo è quello che uno dei contadini taglia per fare gli zoccoli per il figlio. Il padrone viene a saperlo e scaccia la famiglia.
Ermanno Olmi mostra tutto il suo estro poetico mettendo in immagini le storie contadine dei suoi nonni. Il film circola in due versioni (una italiana e l’altra in bergamasco non proprio stretto, doppiata dagli stessi attori non professionisti). Grande successo in Italia e in tutto il mondo (Palma d’oro a Cannes). In oltre tre ore di proiezione (nell’originale era uno sceneggiato tv) molte le scene indimenticabili (come la semina sotto la prima nevicata, un gesto consumato come in una sacra funzione).
Il film, le cui riprese furono realizzate tra febbraio e maggio del 1977 nella Bassa Bergamasca Orientale, è in lingua lombarda nelle sue varianti bergamasca e milanese, tipiche delle zone in cui l’opera è ambientata. La pellicola fu poi successivamente doppiata in italiano dagli stessi attori per la distribuzione italiana.
Tutti gli attori sono contadini e gente della campagna bergamasca senza alcuna precedente esperienza di recitazione.
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Ecco noi per esempio (1977)
Ecco noi per esempio, diretto dal regista romano Sergio Corbucci e interpretato, tra gli altri, da Renato Pozzetto, Adriano Celentano e Barbara Bach, il film narra delle peregrinazioni di un aspirante poeta giunto a Milano in cerca di riconoscimenti e di un po’ di gloria. È percorrendo la strada dell’autoaffermazione che il poeta Palmambrogio (alias Pozzetto) toccherà, tra le varie tappe, quella rappresentata dal Bobadilla Feeling Club di Dalmine.
La poliziotta (1974)
Probabilmente l’opera di transizione per eccellenza fra la stagione della commedia all’italiana e quella della commedia sexy, “La poliziotta” è anche il film che annovera più location della città di Bergamo. In controtendenza però, snobba quasi del tutto Città Alta. Perché Bergamo deve sembrare il paesino fittizio di Ravedrate, in provincia di Milano. La piccola realtà urbana in cui un’onesta e zelante vigilessa urbana, interpretata da Mariangela Melato, si accorge che l’integrità mal si concilia con un mondo in cui le istituzioni e le forze dell’ordine sono occupate da uomini dediti a ogni tipo di truffa, clientelismo e ruberia.
Gli esterni della Ravedrate dello schermo comprendono fra gli altri Piazza Pontida, l’ingresso del vecchio Ospedale Maggiore, il Sentierone, Palazzo Frizzoni, la chiesa di San Marco e persino una veduta dal cavalcavia del quartiere di Boccaleone.
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Anna, quel particolare piacere (1973)
Anna, quel particolare piacere: siamo nel 1973 quando il regista Giuliano Carnimeo sceglie il Bobadilla Feeling Club di Dalmine (BG) per dare ambientazione ad alcune scene del suo film poliziesco, che vede all’opera Edwige Fenech, Corrado Pani e Richard ConteIl.
Anna, cassiera in un bar di Bergamo, si innamora di Guido, un brutale giovanotto affiliato ad una gang di trafficanti di droga. Avendolo seguito a Milano, sede dell’organizzazione, si trova ben presto costretta a farne parte: trasporta eroina e intrattiene facoltosi signori di mezza età. Rimasta incinta, reagisce all’ingiunzione di Guido di farla abortire e, allorché questi viene incarcerato, si rifugia a Roma, in casa di una amica. Nasce il figlio, Paolo, che in seguito si ammala gravemente alla gola, e che il giovane medico Lorenzo Viotti riesce a salvare in extremis. Tra il dottore ed Anna nasce l’amore, ma Guido, uscito dal carcere prima del previsto, pretende che la donna torni a vivere con lui. Esasperata, Anna gli spara, ma, gravemente ferita da Guido, muore a sua volta in ospedale, fedele alla promessa fattale, Lorenzo avrà cura di Paolo come di un figlio proprio.
Impegnati in una trama che ricalca i contorni della Milano malavitosa degli anni Settanta, gli attori di fama internazionale daranno corpo a un avvicendarsi di colpi di scena, alcuni dei quali avverranno proprio a Dalmine.
Il Sindacalista (1972)
Il sindacalista è film di Luciano Salce, con Lando Buzzanca, Dominique Boschero, Renzo Montagnani, Isabella Biagini, Gino Santercole.
Saverio Ravizzi, un emigrato siciliano, lavora come operaio in una fabbrica di elettrodomestici nel bergamasco. Mediante azioni personali ottiene dal padrone, per sé e per i compagni di lavoro, rivendicazioni sindacali. Questo gli procura popolarità nell’ambito lavorativo, e l’elezione in un nuovo sindacato all’interno della fabbrica. Ma il padrone architetta un piano per vendere la fabbrica a speculatori stranieri. Il siciliano tenta invano di rimediare: viene picchiato dai compagni. Disilluso, abbandona fabbrica e famiglia per seguire un ex compagno di lavoro, Toni Paglieri, divenuto sindacalista in una organizzazione ufficiale.
Alcune scene sono state girate a Bottanuco, nell’Isola Bergamasca, e precisamente in piazza San Vittore.
Una farfalla con le ali insanguinate (1971)
Giallo con Helmut Berger ambientato fra Milano e Bergamo. Un giornalista, accusato ingiustamente dell’omicidio della sua giovane amante viene arrestato, ma mentre è in prigione il vero assassino torna a colpire. Un noir che confonde i piani temporali e le soluzioni narrative in maniera audace, risultando di grande impatto.
Nei numerosissimi esterni Bergamo è ovunque e troviamo pure una scena con una corsa in funicolare. Ma è soprattutto l’inseguimento a piedi per le viuzze di Città Alta a metà del film, con uso labirintico di una zona quasi mai vista prima al cinema – fra il Sarpi, via Arena e il Seminario – a fare di Tessari il migliore di tutti nel dare risalto all’espressività, anche enigmatica, del nostro centro storico.
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Homo Eroticus (1971)
Michele Cannaritta è un siciliano trasferitosi a Bergamo apparentemente in cerca di lavoro. In realtà è stato cacciato dall’isola per la sua insaziabile libido sessuale. Assunto come maggiordomo e autista dalla famiglia Lampugnani, il suo datore di lavoro lo fa visitare da un medico, che scopre la particolarità fisica di Michele: il triorchidismo.
La notizia si sparge a macchia d’olio in città, tra gli amici e i conoscenti dei coniugi Lampugnani. Michele può così soddisfare il suo appetito sessuale con una serie di signore della buona società bergamasca, non senza diversi problemi e tra l’imbarazzo di molti.
Stanca dei continui pettegolezzi e delle insinuazioni delle amiche, la signora Lampugnani licenzia Michele. L’uomo si trasferisce a casa di Carla, una delle sue amiche, ma non sarà il suo ultimo trasloco.
Le location bergamasche sono diverse e si parte dalla Stazione dei Treni di Bergamo, a Piazzetta Terzi di cui si riconosce l’ingresso di Palazzo Terzi, a Piazza Vecchia.
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Cuori Solitari (1970)
Film drammatico con intenti provocanti che racconta la tentazione di darsi allo scambismo di una coppia borghese di mezz’età. Con Ugo Tognazzi e Senta Berger che vivono una vita agiata (e annoiata) fra Città Alta e il lago di Como.
Nei (pochi) esterni, oltre a via Gombito e via Colleoni – percorsa dai protagonisti in auto a gran velocità – si riconoscono il palazzo delle Poste di via Masone e soprattutto la Basilica di Sant’Agostino, in cui il personaggio di Tognazzi si reca per assistere a un’assemblea del “Movimento anti-divorzio”.
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Tre passi nel delirio (1968)
Ancora un film collettivo: famoso soprattutto per “Toby Dammitt”, l’episodio felliniano, ma che annovera tre grandi autori (il terzo è Roger Vadim) alle prese con l’adattamento di tre racconti di Edgar Allan Poe.
Nel capitolo ambientato a Bergamo, con Alain Delon e Brigitte Bardot, vediamo forse per la prima volta Piazza Vecchia e Piazza Duomo a colori. Il duello finale fra William e il suo doppio, girato fra Santa Maria Maggiore e le arcate del Palazzo della Ragione all’alba è di grande suggestione. Dentro il Caffè del Tasso, in Piazza Vecchia, c’è una vecchia foto della lavorazione del film incorniciata e appesa alla parete.
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I nostri mariti (1966)
Secondo capitolo del film collettivo I nostri mariti scritto dal regista con Age, Scarpelli e Mario Monicelli, quella di Zampa è la più tipica delle commedie all’italiana di quegli anni. Sfruttando la ben nota fama di Bergamo quale “città bianca” gli autori vi ambientano una storia che ironizzava sull’ortodossia del credo religioso.
Numerose le riprese della Città Alta e bassa e di Piazza Vecchia incredibilmente invasa dalle auto.
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E venne un uomo (1965)
E venne un uomo è un’opera del regista Ermanno Olmi che ripercorre la storia di Angelo Roncalli, partendo da Sotto il Monte (BG) e portandolo fino a Roma. La pellicola ebbe come interpreti principali Rod Steiger (Angelo Giuseppe Roncalli) e Adolfo Celi (nei panni del vescovo di Bergamo mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi). Il film fu girato in gran parte a Sotto il Monte, ma anche a Caprino Bergamasco, nel celebre Collegio Celana.
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Napoletani a Milano (1953)
Napoletani a Milano, film drammatico scritto e interpretato dal regista Eduardo De Filippo nel 1953, con la preziosa interpretazione dell’attrice romana Anna Maria Ferrero. Girato in gran parte sul suolo comunale di Dalmine e alla alla Tenaris che allora si chiamava Dalmine, racconta la storia della moglie di Eduardo De Filippo.
La pellicola ha richiesto la disponibilità degli spazi della Direzione della Dalmine per dare corpo ad alcune delle scene cardine; non sono tuttavia mancate le riprese negli spazi esterni, dove gli stessi operai dell’azienda si sono resi disponibili a entrare nei panni di comparse.
Il Cavaliere del Sogno (1947)
Una delle prime volte in cui si vede Bergamo al cinema: la Città Alta in bianco e nero di Mastrocinque, appena ritoccata per sembrare quella di cent’anni prima, è già uno splendore.
Uno dei pochissimi film dedicati alla figura di Gaetano Donizetti non poteva che essere girato nei luoghi in cui visse e abitò per lunga parte della sua vita. L’opera di Camillo Mastrocinque racconta un episodio romantico della vita del grande compositore, quando dopo la morte della moglie, intrattenne una presunta relazione con una donna sposata conosciuta negli anni trascorsi a Napoli.
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Note: le foto sono state recuperate in rete.
non ricordo il titolo, ma c’è quel film di Pozzetto che sposa la Muti, che prima era un uomo
Nessuno è perfetto. E’ nell’articolo. 🙂
scusa, vedo che lo avevi inserito..non ricordavo il titolo e non avevo visto le immagini
Grazie lo stesso. Adesso provo ad inserire qualche immagine del film.